CAPACI 23 MAGGIO 1992, ASPETTIAMO ANCORA LA VERITA’

DI VINCENZO G. PALIOTTI

 

Quando Falcone si trovò di fronte Tommaso Buscetta, questi volle avvertirlo prima di cominciare l’interrogatorio: “L’avverto, signor giudice. Dopo quest’interrogatorio lei diventerà forse una celebrità, ma la sua vita sarà segnata. Cercheranno di distruggerla fisicamente e professionalmente. Non dimentichi che il conto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. E’ sempre del parere di interrogarmi?. Naturalmente Falcone volle andare avanti.

Un vero e proprio presagio quello di Buscetta che divenne realtà.

Infatti, basta rileggere la storia di Falcone per dar ragione a Buscetta. Tutti si “adoperarono” perché Falcone fosse delegittimato, fosse messo da parte, emarginato: alcuni dei suoi colleghi, la politica, i media che descrivevano un Falcone “narcisista”, arrivista, innamorato delle “luci della ribalta”, ubriacato dalla sua notorietà.

Alcuni addirittura, per sostenere questa tesi, lanciarono il sospetto che lo scampato attentato all’Addaura, fosse opera stessa del magistrato per “atteggiarsi” a vittima, non già quelle “menti raffinatissime” di cui Falcone faceva menzione spesso.

E furono quelle “menti raffinatissime” che decisero, davanti ai fallimenti di distruggere il suo “mito”, di eliminarlo fisicamente, ma anche perché Falcone aveva (forse?) scoperto qualcosa che avrebbe fatto saltare il banco (Trattativa Stato mafia, Gladio ed altre verità inconfessabili?), qualcosa che trasmise al suo amico/collega Paolo Borsellino prima di spirare, rivelazioni che costarono la vita anche a Borsellino.

A distanza di 30 anni non si è ancora riusciti a conoscere la verità su Capaci, su Via D’Amelio e tanti altri misteri che gettano ombre nere su uno stato nello stato. Una verità che potrebbe fare giustizia e dare un senso ai tanti sacrifici fatti da chi è arrivato a dare la vita per la legalità, per tutelare i cittadini onesti da chi, eludendo leggi e Costituzione hanno creato uno stato nello stato.

Per nostro conto ricordiamo con gratitudine insieme a Giovanni Falcone, sua consorte e Magistrato anch’essa Francesca Morvillo, gli uomini ella scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro che persero la vita nel compimento del loro dovere. E a tutti questi che lo Stato deve giustizia facendo cadere tutti i veli omertosi che occultano la verità.

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