UE, ENTRO IL 2050 IL RAGGIUNGIMENTO DELLA NEUTRALITA’ CARBONICA

DI VIRGINIA MURRU

 

Il traguardo ‘emissioni zero’ è ambizioso, ma anche un percorso difficile e tortuoso, e tuttavia resta una priorità assoluta dell’Unione europea, che si è impegnata a raggiungere tale risultato per mettere fine agli sconvolgimenti climatici, causa di seri problemi al pianeta.

Già entro il 2030, in adempimento agli accordi di Parigi sul clima, sono stati stabiliti obiettivi nazionali volti a contenere le emissioni di gas inquinanti. Target importanti previsti anche dall’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibile, programma di atti d’azione concreti riguardanti le persone e il pianeta, sottoscritto dai 193 Paesi membri.

Si tratta di 17 obiettivi base (Sustainable Development Goals) diretti a regolamentare la sostenibilità dello sviluppo, il cui avvio ufficiale ha avuto luogo nel 2016, e gli impegni concernenti il programma dell’Agenda Onu dovrebbero adempiersi nel volgere di 15 anni, ossia nel 2030, appunto.

Non si possono più eludere le conseguenze delle condizioni climatiche estreme, quali tornado, tempeste di pioggia e alluvioni, frane, eccessi di caldo nel corso della stagione estiva, l’innalzamento del livello delle acque nei mari, la perdita di biodiversità, l’acidificazione degli oceani. Squilibri che il pianeta non può più permettersi di arginare con semplici interventi di emergenza climatica, i problemi insostenibili che ne derivano devono essere affrontati con un programma di prevenzione che coinvolga tutti i Paesi.

Piuttosto esplicito l’art. 4 dell’Accordo di Parigi – negoziato e firmato da 196 Paesi:

“E’ istituito un meccanismo per contribuire alla mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra e promuovere lo sviluppo sostenibile, sottoposto all’autorità e alla direzione della conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti del presente accordoa uso delle Parti, su base volontaria.”

Purtroppo, com’è noto, alcuni Paesi fondamentali per l’applicazione del trattato, hanno cercato di defilarsi perché gli impegni presi comportano interventi e austerità che si vorrebbero evitare. Tra questi Russia, Iran, Australia, Brasile, Canada, Cina, India, i cui impegni sono risultati assolutamente insufficienti, a fronte dell’alto indice di fonti inquinanti di cui dispongono.

Gli Usa, per decisione di Donald Trump, sono stati gli unici ad uscirne, e sono poi rientrati con la firma di Joe Biden nel 2021.

Ma intanto, per contenere il riscaldamento globale nella soglia di 1,5°, definita limite sicuro dal Gruppo intergovernativo di scienziati esperti sul cambiamento climatico, è fondamentale che le emissioni zero siano un traguardo raggiunto entro la metà del secolo, ossia nel 2050. Target peraltro previsto anche dall’accordo di Parigi.

La Commissione europea ha già presentato il “Green deal” nel 2019, un piano che prevede di rendere l’Europa ‘neutrale’ entro la metà del secolo, attraverso una legislazione vincolante, che dovrà essere recepita dai Paesi membri. Affinché l’obiettivo a lungo termine, sul limite di temperatura sia raggiunto, le Parti si prefiggono il raggiungimento del picco mondiale di emissioni di gas a effetto serra il prima possibile. Si intraprenderanno quindi al riguardo iniziative per la riduzione rapida concreta, secondo i criteri di conoscenza scientifica più efficiente, così che si possa raggiungere un equilibrio tra fonti di emissione e i cosiddetti assorbimenti antropogenici di gas a effetto serra nella seconda metà del secolo.

L’equilibrio si raggiunge tramite la neutralità carbonica, o emissioni zero, e assorbimento di carbonio. Viene definito ‘sequestro o immobilizzazione del carbonio’ la rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera, e per questo target all’emissione dei gas ad effetto serra deve corrispondere l’assorbimento delle emissioni di carbonio.

Il sistema che consente di assorbire elevate quantità di carbonio viene definito ‘pozzo di assorbimento’, perché è in grado di assorbire più carbonio rispetto a quello che emette. I ‘pozzi’ di assorbimento naturali sono semplicemente le foreste, il suolo e gli oceani.

E’ dimostrato che i ‘pozzi di assorbimento’ artificiali non sono assolutamente capaci di seguire gli stessi processi e sostituire quelli naturali. Ma il carbonio trattenuto nelle foreste viene rilasciato nell’atmosfera nel corso di incendi, danni causati anche da disboscamenti dissennati, e destinazioni d’uso impropri del suolo. E’ pertanto fondamentale ridurre le emissioni di carbonio al fine di raggiungere quanto prima la neutralità climatica.

Ma come intervenire con adeguati compensi nelle emissioni? Per esempio, equilibrando ciò che si produce in eccesso in un settore, tramite la riduzione in un altro, attraverso vie privilegiate, con investimenti in energie rinnovabili, o l’adozione di tecnologie green, oltre a misure di efficienza energetica.

Un esempio concreto nell’ambito dell’Ue è il Sistema per lo scambio di quote di emissione, volte alla compensazione delle emissioni di carbonio.

Si possono ridurre anche tramite il ‘meccanismo della delocalizzazione della C02’, evitando di spostare la produzione verso Paesi che hanno normative più concessive in termini di emissioni di gas serra.

L’Ue ha obiettivi ambiziosi in tema di problematiche riguardanti i cambiamenti climatici, e iniziative volte a contrastarlo. Secondo il piano ‘Green Deal’, si è infatti esposta agli impegni previsti entro il 2050, diventando il primo continente a raggiungere l’obiettivo di eliminare dall’atmosfera tutta la quantità di C02 che produce.