CONFLITTO IN UCRAINA, IL CREMLINO DI FATTO HA DISARMATO L’OCCIDENTE

DI VIRGINIA MURRU

 

Se Churchill potesse rientrare nel mondo dei vivi, farebbe fatica a riconoscere l’Europa del terzo millennio, messa a ferro e fuoco da un nemico invisibile, il Covid 19, che si è beffato dell’ingegno umano e dell’intero pianeta, e da un altro visibilissimo, la Russia, il cui leader del tempo gli diede parecchio da pensare.

Non gli mancherebbero le parole per esprimere con schiettezza un parere sulle vicissitudini del nostro tempo, finissimo oratore qual era, nonché premio Nobel per la letteratura (1953). Forse con quel suo sguardo acuto e l’espressione sibillina, riguardo all’invasione dell’Ucraina, semplicemente direbbe: “Ve lo avevo detto, quelli prima o poi allungheranno le unghie sull’Europa..”

Lui, uno dei padri fondatori dell’Ue, architetto dell’Europa unita, che invocava gli ‘Stati Uniti d’Europa’ per scongiurare altri conflitti, oggi si stupirebbe in primis del suo Paese, che invece da questo sogno si è defilato con un referendum ancora discutibile, dato che quasi la metà del popolo britannico ha votato contro l’uscita del Regno Unito dall’Ue.

Ci consoliamo almeno con i valori di solida intesa dei Paesi dell’Unione, più che mai uniti, che stanno affrontando in contemporanea due calamità micidiali: una pandemia, che continua ad assediare il continente dopo oltre due anni di lotta, e una guerra alle porte, imprevedibile di questa portata, insensata.

Inquietante soprattutto per la minaccia al ricorso di armi non convenzionali, con rimandi neppure tanto velati agli arsenali nucleari. E intanto il mondo trema anche per questo rischio incombente, come non bastassero milioni di vittime immolate all’altro subdolo, invisibile nemico, il Covid, appunto, tanto per restare in trincea.

La guerra in Ucraina non può essere esorcizzata con la solidarietà, con dissertazioni etiche e sostegno al popolo ucraino, anche a costo di agire in deroga a precisi articoli della Costituzione, l’11° per esempio, che afferma forte e chiara la distanza di sicurezza da qualsiasi focolaio di guerra, perché ‘l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali..’

Più chiaro di così.. Abbiamo disubbidito, forse per restare fedeli a quel luogo comune che dice ‘fatta la legge e trovato l’inganno’, e tuttavia la vita ci mette di fronte a realtà così avverse da costringerci, in certe circostanze, a fare i funamboli sopra la rete della ragione e della morale, che richiedono una revisione, per adeguare il giusto alla contingenza.

I benpensanti – ma è chiaro che ognuno ha diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero – in questo periodo di forti tensioni sociali, sostengono che invece l’Italia, proprio in virtù dell’articolo 11 della Costituzione, avrebbe dovuto ‘farsi gli affari suoi’, e dunque non sostenere il popolo ucraino con l’invio di armi, e anzi, non avrebbe dovuto esporsi nemmeno contro il Cremlino.

L’aggressione armata all’Ucraina non è una verità suscettibile d’interpretazioni, o peggio ‘opinioni’, è davanti ai nostri occhi ogni giorno nel tragico svolgimento degli eventi.

Ma com’è possibile concedere credito alle pseudo ‘ragioni’ di chi si sta rendendo responsabile di un simile scempio, obbligando milioni e milioni di esseri umani inermi ad abbandonare le loro abitazioni in fiamme, a rifugiarsi in uno stato straniero senza ombra di certezze sul futuro? Perché?

Tutto questo in un clima di repressione quasi totale, non solo in Ucraina, che viene sistematicamente distrutta e annientata fisicamente, ma anche in Russia, dove non è rimasto un detrito dei valori democratici, dato che basta pronunciare certe parole ‘sensibili’, o scendere in piazza per essere scaraventati in carcere.

Chi cerca attenuanti a certa squallida morale dovrebbe togliersi le ragnatele dal cervello.

C’è ancora chi difende Putin con argomenti che francamente non sono supportati da alcuna concezione razionale. Si può tentare di capire un Paese come la Cina – che da tempo ha stretto un’asse con il Cremlino, non certo su una base ideologica, bisognerebbe precisarlo – dato che il regime di Putin è noto che è legato alla destra europea, e anche altrove, dove c’è aderenza con il suo indirizzo politico. Mentre Pechino si sa, parte da altri presupposti e rivolgimenti dottrinali.

Ma il terzo millennio è anche questo in ambito internazionale: alleanze che scavalcano muri ideologici, e trovano un terreno comune d’intesa nell’opposizione all’altro blocco di forze, che si identificano sul piano geopolitico con l’Occidente, e su quello militare con la Nato. Un mix d’interessi e coesioni che si urtano e talvolta, come sta accadendo da un mese a questa parte,  finiscono in uno scontro armato.

Sì, perché ci sono limiti come filo spinato quando esplode un conflitto e si è costretti all’impotenza, ad osservare l’evoluzione degli eventi da lontano, poiché schierarsi e partecipare a fianco della Nazione offesa, significherebbe innescare un cortocircuito di tipo militare dagli esiti imprevedibili, per la stessa sorte del pianeta.

Sappiamo bene cosa sono gli ordigni atomici, sono stati purtroppo testati su città inermi in Giappone, sul finire della seconda guerra mondiale, e le conseguenze, dopo diversi ricambi generazionali, non sono state ancora neutralizzate. Un fortissimo deterrente hanno sempre rappresentato gli arsenali nucleari, ed è ben noto che la Russia ne ha a sufficienza per ridurre in polvere i suoi obiettivi, così come la Nato, che non è da meno.

I dilemmi etici sono sempre in fermento, e sono rivolti all’opportunità di rendere il nostro Paese neutrale di fronte a questi eventi bellici, che in teoria spicciola non dovrebbero riguardarci. Ma siamo proprio sicuri che l’aggressione subita dall’Ucraina sia un problema da circoscrivere a questo Stato, che ha solo il torto di condividere 1.500 km di confine con la Russia?

O invece i disegni di Putin sono ben più complessi e rivolti ad obiettivi più ampi nel tempo? Ci sono esperti di politica internazionale che hanno formulato ipotesi più che condivisibili sulle reali ambizioni del capo del Cremlino. Per esempio sul fatto che i suoi piani siano il risultato di un’evoluzione politico-ideologica che tende a ristabilire la supremazia dell’ex URSS sui suoi stati satelliti, in quanto li ritiene legittimamente parte della sua cultura e territorio.

Del resto nelle prime settimane del conflitto, Putin ha spesso affermato che la Russia e l’Ucraina sono la medesima ‘cosa’, con lo stesso substrato linguistico e culturale, insomma: l’Ucraina è ‘cosa’ sua, e il Donbass, con il pretesto delle popolazioni russofone, era solo l’ingresso per una marcia ben più interna al Paese.

E che c’entra poi la ‘denazificazione’, la smilitarizzazione dell’Ucraina? Concezioni che vanno oltre l’esaltazione, negli ultimi giorni da Mosca hanno poi spiegato che la ‘denazificazione’ è stato un concetto ‘simbolico’. Già si intuiva che si trattasse di propaganda per giustificare l’iniziativa con il popolo russo, gli occidentali tanto non ci sarebbero cascati, in termini di libertà di pensiero non sono avvezzi a masticare cicuta.

Ma perché in Italia e in altri paesi dell’Ovest, c’è una schiera di benpensanti e originali che si oppone al sostegno agli ucraini, al presidente Zelensky, definito letteralmente un incapace arrogante? Sarebbe forse più giusto stare a guardare un simile spettacolo, scatenato da un’invasione assolutamente ingiustificata, mentre ogni giorno vengono massacrati innocenti, distrutti centinaia di edifici scolastici, strutture ospedaliere?

Sono state rase al suolo diverse città, l’Ucraina rischia di diventare polvere, giorno dopo giorno, davanti all’inerzia forzata di un Occidente che, per le ragioni note, non può offrire altro che sostegno umanitario e morale. Anche supporto tramite fornitura di armi convenzionali, perché l’esercito e il popolo si difendano da un’aggressione che non hanno né cercato né voluto.

Mi chiedo se le persone che si dichiarano così ostili al sostegno fornito al popolo ucraino, che ogni giorno esprimono il loro discutibile moralismo, di fronte ad una situazione analoga in Italia avrebbero cambiato opinione. Si dovrebbe vivere l’incubo di una guerra, con i missili puntati sulle proprie case e le strade piene di innocenti uccisi, per dare risposte più obiettive alla realtà.

Non si possono concepire né giustificare certe affermazioni, l’istinto di prendere le distanze con tutto il carico d’indifferenza di cui si può essere capaci, è tutta una deriva di pensieri che fanno attrito con il buon senso e la disponibilità verso un Paese che soffre atrocemente per la propria sorte. Che non può essere abbandonato. Durante l’occupazione nazista in Italia, negli anni ’40, se non ci avessero soccorso gli altri Paesi che hanno lottato e versato fiumi di sangue per liberarci da quell’incubo, avremmo forse vinto da soli? E se ci avessero abbandonati al nostro destino?

Sarebbe opportuno porsi queste domande, prima di sparare a zero su chi opera nell’impossibile palude di una guerra, addirittura si disprezza Zelensky, il presidente di un Paese che non ha alcuna responsabilità dell’emergenza che sta affrontando con ammirevole coraggio. Cosa ci può essere da obiettare?

Davvero mancano le parole per definire gli zelanti tutori di questa supposta morale.

Gli Stati Uniti poi non c’entrano davvero in questo frangente infelice della nostra storia, si può assolutamente essere d’accordo su tante responsabilità e ingiustizie commesse da loro in diverse parti del mondo. Hanno commesso errori gravi e gravissimi, ancora perseverano, ma qui si argomenta intorno a fatti dai quali non si può prescindere in termini di ragione e obiettività.

Tutto l’Occidente sta lottando e si schiera dalla parte giusta nella storia del nostro tempo, in questo momento così travagliato. Gli Usa ora sono forzati ad applicare la strategia antimilitarista di Obama, quel ‘Leading from Behind’ che per anni sul piano militare ha caratterizzato la presenza e il coinvolgimento ‘minimi’ dell’esercito in diverse operazioni militari (sempre negli anni di amministrazione Obama).

L’unica opposizione che l’Occidente si può permettere è di carattere economico, tramite raffiche di sanzioni volte ad indebolire l’economia russa, che prima o poi potrebbe avere cadute e cedimenti decisivi, considerato l’isolamento al quale il Cremlino ha condannato se stesso.

Sono tentativi di pace, non sono fucili puntati su un popolo, il Cremlino può scegliere in qualsiasi momento di mettere fine a questi provvedimenti inevitabili.

Nessuna previsione sull’esito del conflitto è possibile, nessuno ha le chiavi della mente blindata di Putin, non si conoscono le coordinate dei suoi piani, il clima di repressione e le leggi bavaglio sui media fanno il resto. Tutto resta precluso dietro le mura del Cremlino, bellissime in termini architettonici, ma ora anche inquietanti.