L’ELIMINAZIONE DELL’ITALIA DEL PALLONE DAL SECONDO MONDIALE CONSECUTIVO

DI MARINO BARTOLETTI

 

Nello sport, come nella vita, i dolori “compensano” le gioie? Certo che no: ma sicuramente non le cancellano. Per questo, al di là della delusione – cocente e inimmaginabile – dell’eliminazione dell’Italia dal secondo Mondiale consecutivo, forse questo “disastro” andrebbe analizzato con più lucidità di quanto non stia vedendo fare in queste ore.
Lasciamo perdere coloro che “godono” e si comportano, in maniera sguaiata e di conseguenza anche stupidamente volgare (siamo un Paese di masochisti anche un po’ grossolani e i tempi e la rabbia certo non aiutano a migliorare); lasciamo perdere coloro che riescono a incastrare il tifo (spesso più becero) anche in una vicenda collettiva: probabilmente sono gli stessi che avevano fatto il trenino la sera dell’11 luglio; lasciamo perdere soprattutto coloro che pensano di poter risolvere tutto coi forconi in mano.
Ho sempre detto che non sono d’accordo con chi pretenderebbe di ridurre la bellissima cavalcata della scorsa estate a semplice “fortuna” (e parlo ovviamente dell’espressione più gentile): perché invece fu un percorso umano e sportivo ricco di meriti e di significati. Un piccolo capolavoro – al di là dello stesso risultato – che solo chi non è in buonafede può negare a Mancini. Ma allo stesso tempo non si può ridurre a sola “sfortuna” (per quanto bruciante, per quanto “concentrata”, per quanto diabolica per quanto anche un po’ cercata) la delusione di ieri sera: perché è chiaro che tutti ci hanno (abbiamo?) messo qualcosa per arrivare a quell’evitabilissimo vicolo cieco.
La domanda seria da farsi è: quanto vale veramente il calcio italiano? Domanda alla quale azzardo subito una variazione. Non sarà che il meritatissimo miracolo di Mancini e dei suoi ragazzi la scorsa estate ha solo contribuito a nascondere (troppo) le nostre carenze e i nostri peccati congeniti?
La storia recente dice non soltanto non esistiamo più in Europa a livello di club (al punto, aggiungo, che la Nazionale costruita da Mancini è stata di gran lunga la più bella squadra…. espressa dal nostro campionato nell’ultimo decennio e passa), ma anche a livello mondiale siamo “fuori” non da quattro-otto anni, bensì da sedici anni e cioè dalla vittoria del 2006. Da allora due fasi finali disastrose (con eliminazioni da parte di Slovacchia, Nuova Zelanda e Costarica: altro che Macedonia!) e poi addirittura due mancate qualificazioni
Che si pretende da Mancini che, certamente con qualche successivo errore di gestione da “pancia piena”, è stato l’UNICO allenatore italiano che ha saputo puntare sui giovani e valorizzarli fino a costruire con loro una squadra MENTALMENTE vincente? Ma veramente c’è chi preferirebbe al suo posto i nomi di autentica fantasia che sto già sentendo in giro? Davvero qualcuno pensa che – in termini calcistici – si possa di rifare l’Italia senza prima rifare gli italiani (dirigenti, allenatori, commentatori, “vivaisti”, sponsor, “mediatori” e perché no “tifosi”)?
Il carro qualcuno lo deve continuare a guidare (specie ora che è leggerissimo, seppur con le ruote sgonfie e lo sterzo difettoso): per questo, sperando che mi ascolti e che riesca a smaltire questa terribile delusione sportiva, io non cambio idea e #stoconmancini
__________________________________________________________________________________________
Le prime pagine della stampa sportiva il giorno dopo la sconfitta degli Azzurri
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 10 persone e testo