STESSA SPIAGGIA, STESSO MARE

DI MARIO PIAZZA

 

Oggi a Palazzo Chigi si discute sul rinnovo delle concessioni balneari, ovvero il permesso dato a soggetti specifici di utilizzare le spiagge, una risorsa che appartiene a tutti noi, a scopo di lucro.
Che siano le spiaggette sassose della Liguria e della costiera amalfitana oppure le distese di sabbia finissima del Salento e della riviera romagnola, che vengano offerti servizi suntuosi (e cafoneschi) a 1000 Euro al giorno come al Twiga di Forte dei Marmi o lettini a 5 Euro come Dar Zagaia a Torvaianica il canone pagato allo stato per lo sfruttamento di questa inestimabile risorsa si aggira intorno ai 1200 Euro mensili per ogni ettaro di spiaggia, incluso il permesso di costruzione per 400 metri quadri di strutture fisse. Una vera miseria, ma questa non è la parte più scandalosa della faccenda.
Per ragioni che non sto a elencare le spiagge in concessione fanno spesso parte di quelle attività come discoteche e sale giochi dove la politica gioca la sua parte agendo come intermediario tra stato e concessionario o tra ente locale e licenziatario per poi passare la mano al crimine organizzato che dove è possibile estorcerà somme ingenti ai vincitori delle concessioni/licenze.
E’ per questo che gli imprenditori più disinvolti e discreti hanno mantenuto nelle loro mani le concessioni per decenni e in molti casi addirittura per generazioni, e come se non bastasse le medesime coperture hanno consentito di distruggere impunemente l’ambiente naturale spianando dune e costruendo abusivamente.
Oggi è la prima sfida per il nuovo corso di Draghi che penso non potrà ignorare le richieste di azzeramento delle concessioni da parte dell’Unione Europea.
Inutile dire che a difendere lo “status quo” si sono schierati Lega e Fratelli d’Italia, quelli del Papeete e del Twiga tanto per intenderci.