DI MARIO PIAZZA
Articolo 53 della Costituzione Italiana: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Certo che nella sua conferenza stampa trasformatasi poi in un “coming out” il dottor Draghi almeno una panzana bella grossa ce l’ha raccontata quando ha dichiarato urbi et orbi che gli sgravi fiscali sarebbero partiti dai più economicamente deboli.
Tanto per cominciare ha diviso quel “tutti” in tre distinte categorie. I lavoratori dipendenti suoi figli prediletti, gli inutili figliastri pensionati e quei figli di buona donna dei lavoratori autonomi. Gente che a parità di reddito riceverà benefici decrescenti in base alla categoria d’appartenenza.
Non bastava. All’interno di ogni categoria a chi già se la passa decentemente, diciamo intorno ai 3000 euro mensili, avrà uno sgravio fiscale triplo rispetto a chi col suo migliaio di euro o poco più deve scegliere tra il fare la spesa e pagare le bollette.
A svergognare la menzogna non sono i suoi oppositori politici, gli sfascisti sabotatori o i comunisti rompicoglioni. Macché, a dargli del bugiardo sono le tardive simulazioni del suo Ufficio di Bilancio, e se lo dicono loro ci dobbiamo credere.
Ma in fondo non si può neppure dire che questo brutto pasticcio violi l’articolo della costituzione citato in apertura, perché non si tratta affatto di una riforma fiscale. E’ solo una delle tante mancette, valida solo per il 2022.