CGIA MESTRE. CROLLA IL FATTURATO DELLE PMI: -13,5%

DI VIRGINIA MURRU

 

L’ultimo comunicato della CGIA Mestre (Associazione Artigiani, Commercianti e Piccole Imprese), non è tra i più incoraggianti, ma del resto le aspettative non erano migliori. Il Centro Studi ha elaborato le stime circa la perdita di fatturato registrata nel 2020, concludendo che si sono lasciati sul campo ben 420 miliardi di euro, ossia -13,5% rispetto al 2019.

“La cifra è di quelle da far tremare i polsi” – scrivono i tecnici del Cgia, perdite di una guerra scatenata dal Covid-19, che oltre ad avere esatto un numero impressionante di vittime, ha aggredito anche l’economia come un Attila.

“La perdita – precisa il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – è al netto delle misure a sostegno della liquidità e agli effetti dello slittamento delle scadenze fiscali.”

Si riconosce che il Governo è intervenuto con una serie di misure, già dalla scorsa primavera, quando ormai i segni dell’impatto causato dalle misure di contenimento del virus, si sono rivelati pesanti.

Tanti gli interventi previsti dai vari decreti emanati dall’esecutivo, quest’anno in complesso sono stati stanziati 29 miliardi di euro, diretti alle imprese colpite dalla pandemia, il che significa che, su un crollo di fatturato all’interno del sistema economico del Paese – come si è visto valutato a circa 420 mld – il tasso di copertura si avvicina al 7%.

I danni dell’impatto Covid nell’economia sono stati devastanti e, nonostante le risorse finanziarie stanziate  per sostenere le imprese possano sembrare irrisorie, se raffrontate alle perdite, si può in definitiva paragonarle ad una Finanziaria. Di certo l’esecutivo ha distribuito aiuti per un valore che non ha precedenti.

Il Centro Studi di Mestre intanto sottolinea che il fatturato totale delle Pmi nel Paese è di poco più di 3.100 mld di euro, la perdita nel corso di questo anno caratterizzato dalla pandemia, supera i 400 mld, pertanto la flessione, rispetto al 2019, risulta pari al 13,5%.

Se l’osservatorio si sposta verso le multinazionali, sembra di passare dall’inferno al paradiso. Qui siamo in un pianeta completamente diverso, dove i valori e le tendenze diventano opposti. L’eCommerce, nonostante i limiti e le dure conseguenze nell’ambito dei consumi, ha continuato a veleggiare col vento in poppa. La Cgia ha valutato le performance dei giganti del web attivi in Italia, in attesa comunque del dato annuale dell’area studi di Mediobanca.

I dati concernenti il fatturato del primo semestre 2020 (multinazionali che operano nel web), sarebbe aumentato del 17%, ovvero un’inversione di tendenza rispetto alle altre imprese, un autentico boom.

Precisa a questo riguardo il Segretario della Cgia, Renato Mason:

“Le imprese che coprono circa il 25% nel calo del faturato, rappresentano quelle che hanno conseguito i risultati più negativi, per via di chiusura o forte riduzione dell’attività produttiva, e sono ricorse per questo ai ristori erogati dall’Esecutivo. “

E aggiunge: “Le misure di supporto al reddito approvate dal Governo sono state destinate alle imprese che hanno subito almeno il 33% di danni nel loro giro d’affari, rispetto allo scorso anno. Nonostante il sostegno, non da sottovalutare, le misure purtroppo si sono rivelate insufficienti.”

Dalla ricerca e relative analisi è risultato che le filiere più bersagliate sono quelle che rientrano nel settore del Turismo. Ad esso sono strettamente legati i trasporti, fortemente colpito dall’emergenza sanitaria in atto, e basterebbe citare i taxi, gli ncc, bus operator, etc.

Non meno assaltata la filiera concernente gli eventi, quali congressi, cerimonie, attività di ambulanti, posteggiatori presso aree interessate ad eventi sportivi (quali stadi, ossia i cosiddetti fieristi). E in questo ambito non si può dimenticare l’attività delle discoteche, soggette a chiusura per lunghi periodi, parchi divertimento, intrattenimento, attività legate allo spettacolo e alla Cultura. Danni considerevoli per le città d’Arte, sia a nord che a sud del Paese, soprattutto in termini di presenze straniere. Ed è bene precisare che il Turismo rappresenta il settore trainante.

In questo versante una delle critiche più aspre rivolte all’esecutivo riguarda gli stanziamenti previsti nella bozza del Recovery Plan. Da qui si arguisce che nel settore turistico si investiranno solo poco più di 3 miliardi di euro, dei 209 che lo Stato italiano avrà dall’Ue tramite il Next Generation Eu.

Colpito in modo pesante il commercio al dettaglio riguardante abbigliamento, calzature, librerie, cartolerie; agenti di commercio che hanno per ovvie ragioni sospeso l’attività.

I tecnici della Cgia Mestre, precisano che la crisi ha colpito in generale gran parte dell’attività economica e produttiva, settore servizi compreso, e ovunque nel Paese, ma il Mezzogiorno è la parte che ha registrato più danni dalla pandemia, sul piano della ripartizione geografica.

Semplici le conclusioni dell’Ufficio studi circa le imprese chiuse per decreto, per le quali non sono sufficienti i ristori fin qui stanziati, ma necessitano d’interventi di compenso che coprano quasi integralmente i mancati incassi, dato che per ovvie ragioni continuano a sostenere i costi fissi, spese correnti, e con l’interruzione dell’attività produttiva, diventa praticamente impossibile la gestione.

La conseguenza è che tante, tantissime imprese saranno costrette a chiudere i cancelli, se l’esecutivo non amplierà la sfera dei ristori con mezzi più consistenti. Considerazione del resto ampiamente condivisa da Confindustria.