LA DEPRESSIONE DEL COVID 19

DI LIDANO GRASSUCCI

La prima volta è stato terribile, poi stare a casa era come una vacanza fuori scala. La seconda volta è un’alta marea che vedi venirti sempre più vicino e puoi scavare anche buche per farci cadere dentro l’acqua ma…

Puoi fare una trincea nella sabbia, ma…

Puoi fare un muro come quello del castello ma…

Ecco siamo in una alta marea, siamo in una condizione umana in cui le nostre architetture restano di essere fatte sulla sabbia.

La chiamano depressione da virus, da Covid 19, è forse un senso palese di impotenza. Di incapacità di reagire, di non credere più alle indicazioni di strade sicure ma sei sempre al bivio.

Ora, la seconda volta il virus ha un’arma in più: la nostra depressione, la nostra sensazione di impotenza. Abbiamo la reazione dei soldati nel deserto con il fucile, e solo quello, a difendere un barile di benzina, ma dei carri nostri non si vede polvere all’orizzonte e dall’altro fronte c’è tempesta. Un soldato con un fucile contro la storia, ti prende paura, panico, disorientamento.

In questa guerra non c’è modo di capire l’amico e il nemico, di capire da chi viene il bene e chi porta il male.

La prima volta abbiamo cantato, pensavamo di urlargli in faccia: lui suonava i suoi tamburi, noi a distesa le campane (per dirla alla Pier Capponi), ma qui ora neanche i preti sentono la misericordia, ma la paura e le campane fanno canti muti.

Ci dicono che sarà meglio, taluni che sarà niente, ma questa “area depressionaria del vivere” per dirla giocando con il vecchio colonello Bernacca: cosa è? Come parliamo delle nostre facce che non si fidano manco di se stesse e ci imbavagliamo?

Una strana guerra che stiamo perdendo, ma non con il virus ma con l’umanità che dopo, dopo l’alta marea, si troverà senza compagni con cui conquistare il mare.

Cerchiamo vaccini, cure monoclonali, vinceremo di certo il mostro, ma lui rischia di lasciarci dietro la paura della gente e noi siamo gente degli altri, quindi ci lascerà paura di noi. Quella paura di noi che chiamiamo depressione. Salvo il corpo in pensieri malati.