ESTASI DI UNA LETTERA

DI LIDANO GRASSUCCI

Stanze chiuse, pioggia sulle persiane. Stanze chiuse con la sveglia che segna con i suoi led di rosso il soffitto. Piove, piove… ticchetta. Ora la pioggia si fa forte. Sul comodino la lettera scritta con grafia sgraziata, nervosa, fitta a confortare il tremore di una mano.

Cara, ti scrivo di lontano. Certo che iniziano sempre così le lettere fitte, e io non sono da meno. Metto dopo cara la distanza per dirti del mio dolore e come pesa nel mio pensare questo spazio siderale. Certo fossi lì, lì vicino avremmo già sentito il bisogno di un saluto, ci saremmo irati l’uno dell’altro. Così, invece, è come se avessimo da dirci ancora e dopo quell’ora non fermarsi neanche all’ora che viene. Così invece capisco la corsa che accorcia il tempo da qui a li….

Sta lì con quelle parole, ma lei ha bisogno della sue cose intorno e di sentirsi viva e ora non sopporta le lenzuola, la loro seta, il cuscino la sua altezza per salvare il collo dal dolore di una notte insonne. Ma dove sarà quella impressione che è ora una lettera, dove saranno quelle mani che hanno “sporcato” il foglio. Dove quel bimbo con cui giocare, quell’uomo con cui anche fare l’amore, o solo sentire parlare per ore ed ore.
Dove è quel complice di una vita annunciata, appena abbozzata?

Storie che fanno le anime fantastiche di scrittori di provincia, quelli col manicotto per salvare la giacca dall’inchiostro che un abito nuovo non se lo può permettere.

Sapeva, lei, che non lo avrebbe mai più visto, rivisto, o forse neanche mai veduto. Era una idea, era ideata questa corsa a perdifiato.

Respirava forte.

La lettera finiva: “ti saluto, mi senti da così distante alzo il tono…” e si vedeva l’inchiostro più nero, nero china. Nero.

Lei ci mise il dito e ancora si sporco, lo porto sulle labbra, le disegno, e un poco di nero restò anche li. Si guardò allo specchio era come una medaglia quell’alone, medaglia della guerra dell’amore e si trovo nuda davanti a lei, si trovo così forte e bella che l’estasi erano le carezze delle sue mani guidate dalla china di una lettera fitta.

E lui era lì.