L’OMICIDIO DI WILLY NON È RAZZISTA

DI EMILIANO RUBBI

Quando Willy fu ucciso, scrissi che non si trattava di un omicidio dovuto al razzismo.

Oggi, però, leggo un proliferare di post di persone che citano il fatto che, in tre altre occasioni, pare che i fratelli Bianchi avessero picchiato degli stranieri.
Il tutto condito da “E ORA VENITEMI A DIRE CHE NON È STATO UN OMICIDIO RAZZISTA!”.

Allora, sentendomi tirato in ballo, ribadisco quello che ho scritto: “Non è stato un omicidio razzista”.

Perché i fratelli Bianchi, nella loro “carriera criminale”, non hanno picchiato solo stranieri.
Si tratta di gente violenta, che avrà aggredito decine di persone, negli anni.

Ma un omicidio razzista prevede che qualcuno venga ucciso PERCHÉ appartenente a un’altra etnia.
Il suo colore, le sue origini, i suoi tratti somatici, sono la causa della sua morte.

Nel caso di Willy non è andata così.
Willy è stato massacrato perché “si è messo in mezzo” per difendere un amico, non perché era nero.
Quelle bestie erano lì per picchiare qualcuno altro, un bianchissimo ragazzo del luogo.

I fratelli Bianchi sono razzisti?
Molto probabilmente sì.
Ma non hanno ucciso Willy perché sono razzisti, lo hanno ucciso perché sono degli animali figli di una subcultura di stampo fascistoide che prevede l’uso della forza sul più debole come modus operandi, la prevaricazione come stile di vita.

Affibbiare il titolone di “omicidio razzista” ai fatti di Colleferro è intellettualmente disonesto e fa più male che bene alla causa.

Perché ne abbiamo a bizzeffe, di episodi di razzismo, nel nostro paese, non c’è nessun bisogno di inventarne altri, o di tirare per la giacchetta un povero ragazzino morto per aiutarci a suffragare le nostre tesi.

Quindi sì, ve lo ripeto ancora una volta anche adesso: “l’omicidio di Willy Monteiro Duarte non è stato un omicidio razzista, è stato un omicidio fascista”.