SEI STRANIERO? SEI CONTAGIOSO

DI EMILIANO RUBBI

Ieri ho portato Samuele al parco, come faccio quasi tutti i giorni.

C’erano diversi bambini, quasi tutti più grandi di lui (diciamo tra i due e i tre anni), così Samuele se ne stava stava un po’ in disparte, a guardare cosa facevano.
A lui piace guardare quello che fanno i bambini più grandi, ma essendo un po’ timido non prova ad interagire, come invece fa con quelli della sua età.

A un certo punto sono arrivate una bellissima bambina e sua nonna, entrambe di evidenti origini straniere.
La nonna aveva l’hijab (il velo sulla testa tipico delle donne musulmane).
Non ho capito di dove fossero originarie, esattamente, a occhio sembravano siriane, o palestinesi, ma potrei anche sbagliare.

La bambina, ovviamente, si è subito fiondata a giocare con gli altri sul girello, seguita dallo sguardo attento della nonna.
Chiaramente non era la prima volta che venivano, perché gli altri bambini hanno accolto la nuova arrivata salutandola per nome.

Dopo appena qualche secondo, la mamma di una delle bambine sul girello (una tizia bionda che sembrava uscita da un vhs di fitness di Jane Fonda degli anni 80) afferra la figlia e la porta via di peso, spostandola pochi metri più in là.
“Vieni, andiamo a giocare sulla casetta di legno”, le dice, e la porta su una casetta rialzata dove i bambini giocano ad arrampicarsi.

Ovviamente, una volta spostata la bambina, anche gli altri amichetti hanno deciso seguirla.
Compresa quella di origini straniere, che in pochi secondi ha raggiunto l’amica sulla casetta.

La mamma anni 80, innervosita, inizia a dare in escandescenze, dicendo alla figlia che devono andare via, che si è fatto tardi.
Poi si gira verso un’altra mamma e le dice: “Scusa, eh, ma che ne sappiamo da dove vengono queste? Magari sono tornate adesso dall’Albania”.

Così ho capito che il problema era il Covid.

Ora, posso garantirvi con un margine di errore tendente allo zero assoluto che quella bambina e quella nonna erano tutto fuorché albanesi.
In ogni caso, supponendo per assurdo che lo fossero e che, per qualche motivo, fossero appena tornate da lì, l’Albania conta un decimo dei nostri contagi giornalieri.

Fatto sta che, da quel momento, tutti i bambini sono andati via assieme ai loro genitori, lasciando la bellissima bimba e la nonna da sole.
Beh, proprio da sole no: c’eravamo pure Samuele ed io che facevamo un po’ la figura degli umarell’ a qualche metro di distanza.

La nonna chiaramente aveva compreso la situazione, così ha preso per mano la bambina e l’ha portata via, sforzandosi di non far capire niente alla nipotina, che era solo dispiaciuta di non aver potuto giocare per più tempo con gli amichetti.

Io, che avrei voluto far sentire la mia solidarietà a quella signora, ho accennato un “Dai, fai ciao ciao alla bimba con la manina” a Samuele, che però non mi si è filato di striscio.

Non ho raccontato questo episodio abbastanza trascurabile per parlarvi di razzismo, attenzione: questa è una storia di semplice ignoranza, di semplice stupidità. Come ne accadono tante.
Perché l’ignoranza è la madre di ogni razzismo.
Se quella nonna e quella bimba fossero state francesi o spagnole (ovvero se fossero state originarie di paesi in cui il Covid è circa 10 volte più diffuso che da noi, 100 volte più che nella temutissima Albania), nessuno si sarebbe fatto problemi.
Nessuna mamma sarebbe corsa a difendere sua figlia dagli “untori stranieri”.
Ma quella nonna aveva il velo in testa.

Ieri ho visto in faccia il risultato delle campagne di Salvini.
Quelle campagne di odio che ci hanno raccontato che il Covid lo portano gli stranieri (ma solo quelli scuri, eh), pure se in realtà incidono per il 3% dei casi totali.

Se ieri, al parco, ci fosse stato qualcuno malato di Covid, quella mamma aveva il 97% di possibilità di far infettare la figlia da un qualsiasi bambino italiano, ma è scappata terrorizzata dal 3% rappresentato dalla bambina straniera.

Per fortuna quella bellissima bambina non se ne è accorta.
E come lei tutti i suoi amichetti.
Ancora non immaginano quanto si diventa stupidi, a volte, da grandi.

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