CAIRO E COMMISSO, UN SELFIE DI AMICIZIA

DI ADOLFO MOLLICHELLI

Mentre cerco Zazà tra la folla che non c’è mi guardo Co-Ca, Commisso e Cairo, farsi un selfie sul muretto di Ponte Vecchio. Gioioso l’americano nato a Gioisa Jonica, accigliato il milanese perché non riesce a comprare ciò che resta dei giornali italiani. Don Rocco, proprietario negli States del Cosmos dove svernò Pelé, un anno fa s’innamorò della Viola, che sarebbe la Fiorentina, e l’acquistò per ripicca perché gli negarono Palazzo Pitti che avrebbe voluto trasformare in bed and breakfast. Don Umberto l’editore acquistò la gloriosa squadra granata quindici anni fa, spinto dalle sue origini alessandrine e, soprattutto, perché nell’ambito industriale vige il motto: il toro va preso per le corna. Tocca a loro la prima in assoluto del campionato interamente covidiano che va ad iniziare. Alle 18, che sarebbero le sei del pomeriggio e che in realtà sono le cinque per via dell’ora legale, l’unica cosa che ci sia di legale in Italia. Borja Valero da buon spagnolo e amando Garcìa Lorca sostiene che si giocherà a las cinco de la tarde. Y tiene razòn. Sto perdendo le tracce di Zazà, forse si sarà recata nel Duomo in attesa che Januarius faccia il miracolo, attorniato dalle parenti urlanti dietro la mascherina e sotto lo sguardo da pacioccone – ma non c’è da fidarsi – dell’alto prelato che ha già fallito la benedizione a Castel di Sangro in quanto De Papponis s’è beccato il virus. E che si chiama come il portiere del Parma che aspetta il Napoli in un mezzogiorno e mezzo di fuoco. Zazà sarà andata a chiedere il doppio miracolo a Januarius: san Gennà, ferma ‘o covid e fa’ venì ‘nu male ‘e panza a Sepe, ma nu’ te mbruglià, chillo là d’o Parma. La Viola e il Toro, eccoli. Oh Fiorentina lalalalalà. E niente, il coro non risponde, non c’è. Don Rocco aveva invitato Renato Zero per fargli cantare diranno che sei vecchio, poi c’ha ripensato: si dovesse offendere Ribery e magari se ne va e si porta dietro pure Esmeralda. Il campionato nostro è zeppo di grandi vecchi (qualche dubbio?) e in fila scenderanno in campo CR7, Ibra e tanti altri. Il sabato di Januarius chiude di sera. A casa di Giulietta, una Roma forse senza Dzeko, l’hanno avvistato già sullo stipite della porta di casa della Vecchia Signora. Eccola Zazà, m’ha visto e mi sta venendo incontro. Si rammarica perché non c’è più nessuno che suoni per Januarius, neppure la banda di Pignataro. Ce ne andiamo sotto braccio per la via del Duomo. La mascherina non servirà a granché. Ma cela il velo di tristezza.