WILLY, PAOLA E DON ROBERTO

DI CLAUDIO KHALED SER

Tre casi di cronaca nera, di violenza e di dolore che ci hanno profondamente colpito.
Tre casi che hanno foraggiato la “stampa bestiale” quella pronta a sbattere il microfono perfino dentro la bara delle vittime.
La curiosità morbosa di vedere le lacrime dei parenti ed amici, d’ascoltare i pettegolezzi delle solite comari che stanno in Tv ad innaffiare lo sdegno, ma soprattutto le polemiche.

Tre casi comunque in cui la verità é stata svenduta per suscitare scalpore, omettendo fatti, dando spiegazioni fuori contesto, creando il corredo del crimine a seconda di come conviene.

WILLY
E’ stato ucciso durante una rissa da dei criminali decerebrati imbottiti di violenza.Si è infatti speculato sulla sua tragica morte, fino ad arrivare a incolpare il machismo bianco di destra, razzista e xenofobo, spiegando che il giovane era stato ammazzato per via del colore della sua pelle.
Ma dalla successiva ricostruzione dei fatti, é emerso che, oltre al giovane, gli assassini avevano cercato di picchiare altri suoi amici BIANCHI e non di colore, che pero’ erano riusciti a fuggire.
La versione che ha dato la colpa al fascismo e al machismo e ai tattou, è stata completamente contraddetta dalle testimonianze, quelli sono assassini che hanno trovato nella violenza la loro via di fuga.
Attribuire la loro criminalità ad una idea politica é fuorviante, serve solo ad alimentare polemiche e non aiuta di certo la Giustizia.

PAOLA
Aveva una relazione omosessuale con Cira, che si faceva chiamare Ciro sostenendo di essere un uomo.
Cira, NON era un transgender, non aveva subito nessuna operazione, aveva regolari documenti che la indicavano come donna.
La relazione lesbica non era accettata dalla famiglia di Paola ed aveva costretto la ragazza a lasciare la casa per convivere con Cira.
Il tentativo del fratello di riportarla a casa e di interrompere questa relazione a suo giudizio dannosa, ha causato la tragedia.
Ma non c’é un “odio generalizzato” contro le lesbiche, c’é un odio personale nato in famiglia, frutto di litigi ed incomprensioni.
Il fratello (che sia chiaro é un assassino), non andava in giro a picchiare i gay o le lesbiche, non aveva nessun odio di genere, ha causato la morte della sorella colpevole di amare una Persona sbagliata.
Sarebbe accaduta la stessa cosa se Paola, anziché amare Cira, avesse amato un Carmelo qualsiasi, con precedenti penali, magari tossico, magari mafioso.
Quindi attribuire ad una presunta “omofobia” il crimine é anche in questo caso fuorviante.

DON ROBERTO
Si é attribuita in fretta e furia la colpa del crimine, all’insanità mentale del tunisino senza sapere o cercare di capire chi era l’assassino.
Il suo passato delittuoso é ricco di precedenti per furto e rapina, ed inoltre, aveva dei provvedimenti di espulsione non eseguiti fin dal 2015.
Non si può parlare di “infermità mentale” del reo, ma si deve giudicare il grosso problema di un’immigrazione senza regole e di uno Stato incapace di farle rispettare.
Se non si guarda in profondità alla notizia, commuovendosi per il povero sacerdote che viveva fra gli umili ucciso da un malato mentale, è probabile che fatti simili si ripetano e vengano banalmente archiviati come follia personale.
Dovremmo invece chiederci CHI ha armato quell’uomo, lasciandolo libero di compiere ogni sorta di reato per sopravvivere, fino ad uccidere.

Se invece di saltare sul carro della cronaca nera per promuovere la propria ideologia o peggio ancora per fare audience televisiva, si cercasse di comprendere il perché dei delitti, si vedrebbe che l’origine della violenza non è in ciò che viene definito omofobia, xenofobia o machismo, follia, ma ha cause diverse che andrebbero analizzate prima di scrivere condanne.

Restano crimini sia chiaro, ma le ragioni sono, a mio parere, diverse da quelle si vuole dare in pasto all’opinione pubblica.
E forse é meglio condannare sapendo la verità., che farlo spacciando bugie.