DA REDAZIONE
Valerio Sale da REMOCONTRO –
Come al gioco dell’oca, le Borse mondiali tornano al punto di partenza. È bastato intravedere uno spiraglio di negoziato tra Usa e Cina per far festa a Wall Street, ma anche nelle 39 Borse mondiali, da Francoforte a Londra, da Parigi ad Atene. Tutte ritornate ai livelli pari o superiori a quelli del 2 aprile, un mese esatto dal Liberation day di Donald Trump.
“Rimbalzo” sali e scendi
“Tecnicamente si chiama rimbalzo e può indicare una ripresa della fiducia dei mercati finanziari. Questa volta, però, ci sono tutte le condizioni per considerarlo un fuoco di paglia.”
Stati Uniti scommessa rischiosa
Il Financial Times avverte che «i grandi investitori si stanno rendendo conto che gli Stati Uniti sono diventati una scommessa rischiosa, ma non sanno ancora bene come tornare indietro». Spostare migliaia di miliardi di investimenti da una parte all’altra del mondo non implica movimenti rapidi e agili. Immaginiamo delle grandi navi petroliere che si dirigono da un porto all’altro. Si muovono lentamente, ma creano grandi onde. Quelle onde provocano spostamenti negli equilibri finanziari.
E i soldi cambiano rotta
Per restare nella metafora, le petroliere con la loro massa di liquidità si stanno spostando lentamente dai porti di casa negli Stati Uniti, verso nuove destinazioni che al momento non sono ancora ben identificate. I principali indici azionari globali, che gli investitori usano come riferimento (benchmark), investono tra il 60% e 70% del capitale negli Stati Uniti. Oggi, tutti vogliono ridurre questa esposizione. Occorrerà tempo perché le nuove rotte prevedono un’enorme riorganizzazione dei mercati globali, ma il movimento è in corso.
Giocatore d’azzardo al governo
Cosa fa intendere allora che Stati Uniti non saranno più il fulcro, il porto sicuro della finanza internazionale? Risposta facile, ma riduttiva: Donald Trump. Un governo con a capo un giocatore d’azzardo che avanza a colpi di bluff e delinea la politica economica sulla base di un impianto ideologico non può che generare incertezza. Le Borse però sono tornate ai valori precedenti il 2 aprile e questo dà voce agli investitori più ottimisti. Dopo cento giorni l’economia americana tiene ancora bene e i dati positivi dall’occupazione Usa hanno generato la fiammata di Wall Street.
Dati positivi ma futuro incerto
Dati positivi, ma non sufficienti a cancellare il futuro incerto. Gli analisti lo traducono in cifre abbassando le stime sulla crescita nel 2025: gli Usa cresceranno dell’1,5% (0,5 punti in meno rispetto alle previsioni di marzo). Una riduzione che si rifletterà sull’Eurozona dello 0,8% (-0,1 rispetto alle precedenti stime) e la Cina del 3,5% (-0,6).
Catastrofe debito pubblico
Ma c’è ancora qualcosa di più rilevante che ha intaccato i fondamentali della potenza economica americana. Lo conosciamo ormai tutti e si chiama debito pubblico, una minaccia incombente che parte da ben prima dell’arrivo di Trump. È un dato di fatto che le banche centrali globali stiano riducendo i titoli di Stato americani nelle loro riserve. Enormi carichi di Treasury sono a bordo di Giappone e Cina. Il ministro delle Finanze Katsunobu Katouna ha dichiarato che il Giappone potrebbe utilizzare le sue massicce riserve di titoli di Stato americani come strumento di pressione nei negoziati commerciali con l’amministrazione Trump.
Buoni del tesoro Usa pericolosi?
Con circa mille miliardi di dollari in Treasury, il Giappone è uno dei principali creditori degli Stati Uniti, seguito dalla Cina (750 miliardi) che come titola il Financial Times «sta silenziosamente (quietly) diversificando dai Treasury statunitensi». Siamo ancora nell’area delle ipotesi, delle mosse negoziali, ma ciò che interessa ai grandi investitori è la tendenza alla diversificazione. Meno Treasury, meno dollari, meno investimenti in attività economiche americane. Ridurre l’esposizione, alleggerire, diversificare sono ormai le parole d’ordine dei grandi fondi d’investimento.
Fine della leadership del dollaro?
«La possibile fine della leadership del dollaro e il boom dei mercati privati, alternativi a Wall Street» sono i due principali temi affrontati nella consueta lettera agli investitori da Larry Fink, il potente capo di BlackRock, il più grande investitore al mondo con oltre 11,6 trilioni (5 volte e mezza il Pil dell’Italia) di dollari gestiti. Nella sua lettera Fink ha parlato di “democratizzazione degli investimenti”, ovvero di un modello che permetta a più risparmiatori di accedere al mercato finanziario. L’idea di fondo è che Il capitalismo ha funzionato (per Blackrock ndr), ma non per un numero sufficiente di piccoli risparmiatori, ai margini della finanza internazionale.
Alternativa al dollaro e a Trump
“Un messaggio chiaro che potrebbe dare inizio alla creazione di nuovi prodotti adatti per andare altrove dagli Usa e dal dollaro. Un richiamo alla conquista della grande massa di risparmi privati. Le grandi banche europee, di cui Blackrock è tra i principali azionisti, sono già al lavoro.”
Un esempio concreto ce lo offre il risiko bancario che si sta giocando in Italia, dove nei conti correnti giacciono inattivi circa 1500 miliardi di euro in contanti.
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Articolo di Valerio Sale dalla redazione di
6 Maggio 2025