INFLAZIONE E GUERRA LE MAGGIORI PAURE DEGLI ITALIANI

DA REDAZIONE

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Sondaggio Pagnoncelli sul Corsera: inflazione e guerra spaventano 8 italiani su 10. Carovita e crisi energetica lasciano incertezze per il futuro. Tra le priorità dei cittadini l’economia, il lavoro, il welfare e l’assistenza. Cambiano le posizioni sul conflitto: la maggioranza relativa (il 47%) non appoggia né Ucraina né Russia.

2022 a perdere dopo le illusioni post pandemia

Il ritorno dell’inflazione e il conflitto in Ucraina che dopo la pandemia hanno minato il senso di sicurezza degli italiani mettendo a repentaglio la tenuta del potere d’acquisto e l’indipendenza energetica. Le priorità dell’Italia menzionate dalle persone intervistate nel sondaggio (potevano indicarne tre), sono soprattutto su temi economici e occupazionali (84%, in aumento del 9% rispetto al dicembre del 2021) e quelli del welfare e dell’assistenza (55%). A seguire, distanziati, il funzionamento delle istituzioni e la situazione politica (24%, in progressiva diminuzione dal 2019 quando toccò il 43%); l’ambiente (22%) quasi quadruplicato in cinque anni; la sanità (21%), dimezzato rispetto al 2021; l’immigrazione (18%) e la sicurezza (13%), entrambi in forte calo rispetto al 2018, quando erano al centro del dibattito politico e mediatico a spinta Salvini.

Il focus sull’economia

L’economia, dunque, al vertice delle priorità degli italiani con l’inflazione che rappresenta il motivo di preoccupazione per quattro cittadini su cinque (79%). Secondo gli intervistati non si tratta di un fenomeno passeggero, e questi pronostici avranno inevitabilmente un impatto sui comportamenti di acquisto e di consumo delle persone.

L’attacco di Mosca

La guerra in Ucraina rappresenta motivo di inquietudine per tre italiani su quattro (28% molto preoccupato e 47% abbastanza preoccupato), e fin dall’inizio delle ostilità il timore riguarda più le conseguenze economiche (53%) rispetto al rischio di estensione del conflitto che veda coinvolta l’Italia (19%) o all’aumento dell’arrivo dei profughi (15%).

Opinioni sulle sanzioni

Il protrarsi della guerra ha fatto registrare un progressivo cambiamento delle opinioni degli italiani, la maggior parte dei quali (55%) inizialmente si dichiarava a favore delle sanzioni contro la Russia. Oggi si è ridotto il consenso per le sanzioni (46%) ed è aumentata la contrarietà (37%).

Paesi in guerra

E anche la posizione rispetto ai Paesi in guerra è cambiata: se a marzo il 57% dichiarava di stare dalla parte dell’Ucraina, il 38% non prendeva posizione e il 5% parteggiava per i russi, oggi la maggioranza relativa (47%, in aumento del 9%) dichiara di non appoggiare nessuno dei due Paesi, il 45% (in diminuzione di 12%) è più vicino all’Ucraina e l’8% alla Russia.

Pacifismo utilitaristico

Sembra prevalere una sorta di pacifismo utilitaristico che prescinde dal merito della vicenda e chiede che le parti in causa cessino le ostilità per evitare guai economici maggiori al nostro Paese già duramente provato dalla pandemia e dell’inflazione.

Quale futuro ci aspetta?

Prevalgono i pessimisti: il 38% prevede che la situazione economica del Paese nei prossimi sei mesi peggiorerà contro il 26% che pronostica un miglioramento e il 25% che ritiene rimarrà invariata. Le cose vanno meglio alla distanza di 3 anni, con gli ottimisti (43%) che prevalgono sui pessimisti (23%).

Il Coronavirus

Nonostante non sia ancora stato debellato, il Covid appare oggi meno aggressivo agli occhi dei cittadini: quasi uno su due (47%) ritiene che con le giuste precauzioni e con l’ausilio dei vaccini ormai il Covid non rappresenti più una minaccia e il 14% è del parere che la pandemia sia sostanzialmente finita, anche se le  notizie provenienti i dalla Cina sono poco rassicuranti e potrebbero avere un impatto sulla percezione della situazione e sui comportamenti conseguenti

Fatica e bisogno di protezione

Dopo quasi tre anni di pandemia, il ritorno dell’inflazione e la crisi energetica, è aumentata la domanda di protezione e si sono ridotte le speranze di un miglioramento complessivo della situazione. Ciò che più inquieta è l’incertezza del futuro.

Troppe “transizioni”

«Transizione», nelle diverse accezioni (digitale, energetica, ambientale, lavorativa, ecc.). Parola che genera aspettative positive ma anche apprensione se non si riescono ad intravvedere gli approdi. Paese «sospeso» tra un presente che ci preoccupa e un futuro che ci spaventa. Nel rapporto Censis di quest’anno si fa riferimento ad una diffusa malinconia che pervade gli italiani.

Malinconia

La malinconia non è rabbia, rancore o recriminazione, è un senso di tristezza e di rassegnazione. È il disincanto rispetto alla possibilità di avere un Paese più dinamico, nel quale si riducano le diseguaglianze e si rimetta in moto l’ascensore sociale. Un disagio collettivo che si esprime con il pessimismo, la sfiducia, la convinzione di essere lasciati soli, abbandonati a sé stessi.

 

Articolo della redazione di

 

3 Gennaio 2023