Governo in campo contro l’autonomia delle Regioni in una logica di militarizzazione

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Ottavio Olita da ARTICOLO VENTUNO –

Ben quattro leggi regionali sarde varate nel primo anno dell’attuale legislatura sono state impugnate dal Governo davanti alla Corte Costituzionale. Più che una corretta vigilanza, sembra un accanimento politico contro la prima regione che ha votato a sinistra dopo la vittoria delle destre alle politiche del 2022. L’ultima contestazione è relativa alla riorganizzazione della sanità; ma quella che suscita maggiori perplessità sull’obiettività del governo centrale è che sia la Sardegna, sia il Friuli Venezia Giulia hanno varato leggi simili sulla definizione di aree idonee per l’installazione di impianti di energia rinnovabile. Bene, il ricorso alla Consulta è stato presentato solo contro la Sardegna.

L’attacco all’autonomia regionale assume anche altri aspetti, per certi versi ancor più gravi. La denuncia è dei componenti civili del Comitato Misto Paritetico per le servitù militari in Sardegna. In un esposto presentato alla Presidente della Regione, Alessandra Todde, il CoMiPa fa presente che la Commissione Difesa della Camera dei Deputati sta prendendo in esame una proposta di legge dell’onorevole Paola Maria Chiesa, di Fratelli d’Italia, secondo la quale, data la situazione di tensioni internazionali che si stanno determinando nell’ultimo periodo, andrebbe modificata la normativa esistente, attribuendo solo allo Stato “l’esclusività nella gestione di tutto ciò che afferisce alla difesa e alla sicurezza nazionale, comprese la predisposizione, l’organizzazione, la preparazione e l’addestramento delle unità e degli enti ad essa destinati, insieme alla dislocazione delle unità militari e delle aree addestrative”.

In altre parole verrebbero cancellati tutti gli accordi raggiunti negli anni, in particolare per forme di tutela del territorio sardo su cui grava il 60/65% del totale delle servitù militari italiane – pari a circa trentamila ettari -, compresi i problemi di tutela della salute dei residenti, dell’ambiente, dei paesaggi. E anche l’attività del CoMiPa verrebbe nettamente ridimensionata nella proposta di legge Chiesa.

Ma non basta. C’è un altro progetto forse ancor più pericoloso. Lo ha reso noto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Nel febbraio scorso tra Ministero dell’Istruzione e del Merito e l’Esercito, rappresentato in particolare dall’Associazione Nazionale Bersaglieri, è stato siglato un accordo di collaborazione triennale, con questa finalità: “promozione della conoscenza dei valori e degli ideali della storia patria” attraverso la realizzazione di ore di studio di educazione civica, orientamento, educazione storico-musicale e sportiva. Tutto affidato a corpi militari,
mentre nelle scuole continuano ad arrivare inviti a partecipare a concorsi con titoli del tipo “Il militare italiano: baluardo dei valori di civiltà a tutela della pace e della libertà”. Il tutto condito con il continuo richiamo del ministro Valditara ai valori dell’Occidente e della Patria. Una riedizione riveduta e nemmeno tanto corretta, del “Balilla, libro e moschetto, fascista perfetto”.

Questo nell’Italia tutelata dalla Carta Costituzionale nata dalla lotta al nazifascismo e a quelle nefaste teorie sull’educazione e l’istruzione dei giovani. Un modo per far rientrare dalla finestra la militarizzazione del Paese, della Scuola e dell’Università, cacciata via dalla Repubblica Democratica nata dalla Resistenza.

Non basterà dire ‘NO’. Bisognerà combatterla in tutti i modi.

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Articolo di Ottavio Olita dalla redazione di

2 Maggio 2025