DI ANTONELLO TOMANELLI
Questa graziosa donna si chiama Anna Larina, è russa, fa la traduttrice e vive in Italia da oltre 10 anni. Un paio di giorni fa si è presentata alle casse del duty free dell’aeroporto di Roma Fiumicino con una bottiglietta di acqua in mano. Ma quando ha palesato di essere russa, la cassiera si è rifiutata di vendergliela. «Lei ha passaporto russo, vero? Non possiamo venderle l’acqua».
Anna ha scrutato la commessa per controllare se quel rifiuto provenisse da una buontempona, avendo subito pensato ad uno scherzo. Ma la faccia era seria. E all’invito di motivare quel rifiuto, la cassiera ha risposto: «Vada sul sito del ministero degli Esteri italiano, c’è scritto tutto». Stava parlando seriamente.
A detta sua, sul sito del ministero degli Esteri ci sarebbe scritto che in Italia è vietato vendere qualsiasi bene a una persona di cittadinanza russa. Non potendo procedere ad acquisti di alcun tipo, i cittadini russi, in Italia, non sarebbero considerati soggetti di diritto.
L’errore di Anna è stato quello di non essersi messa subito alla ricerca di un agente di polizia. Perché molto probabilmente ne avrebbe trovato uno che sa cosa significhi il gesto della ragazza del duty free: una chiara violazione del decreto-legge 26 aprile 1993 n. 122, convertito nella legge 25 giugno 1993 n. 205, meglio nota come «Legge Mancino».
Il cui art. 1 punisce con la reclusione fino a 3 anni chi «incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». La cassiera si è rifiutata di vendere l’acqua ad Anna perché aveva un passaporto russo. Le ha in sostanza negato un diritto, che spetta a tutti, solo perché cittadina russa. Una evidente discriminazione per motivi nazionali, secondo la norma appena vista. Come se si fosse rifiutata di vendere l’acqua a una donna in chador.
La notizia, dilagata sui social, è stata ripresa anche dal mainstream. Tanto da indurre Aeroporti di Roma, la società che gestisce Fiumicino e Ciampino, ad esprimere la massima solidarietà verso Anna, aggiungendo che «il comportamento descritto è assolutamente non in linea con gli standard applicati dai partner commerciali di Aeroporti di Roma». Ciò Anche se Aeroporti di Roma non ha nulla a che vedere con la gestione di quel bar.
Ma la ragazza del duty free andrebbe identificata, denunciata, processata e condannata in applicazione della legge Mancino.
Ciò anche se si tratta di una donna senza dubbio confusa. A parte l’ignoranza di scambiare il ministero degli Esteri attuale con quello retto da Galeazzo Ciano, la ragazza del bar evidentemente si è fatta prendere dalla passione per l’ennesimo annunciato pacchetto di sanzioni contro la Russia. Insomma, in questo turbinìo di sanzioni economiche, e soprattutto dopo che Navalny è stato ucciso dall’orco russo, cosa più che certa, considerando la nota e impressionante mole di prove schiaccianti contro Putin, come si può pensare che una donna russa in Italia possa avere il diritto di acquistare una bottiglietta d’acqua?