Un’altra guerra

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Un’altra guerra

Gli “stranamore” in festa. I bombaroli pure

I produttori d’infelicità, di lutti, di disgrazie, di macchine che nulla dovrebbero avere a che fare con l’umanità, si sfregano le mani in previsione di spaventosi utili. Altri bambini che muoiono, da una parte e dall’altra. Altri ne moriranno. E in mezzo a tutto questo, idioti che fanno il tifo. Per le bombe. E scrivono articoli su nove colonne parlando di attacchi a “imperi del male”.

Guerra preventiva

Come se io, temendo una malattia al polpaccio, mi facessi amputare una gamba. Ma che cacchio vuole dire? Vuole solo dire che qualcuno ha deciso di uccidere qualcun altro. Che qualcuno ha interesse, per salvare la sua pellaccia maledetta, di uccidere altre persone. Con l’applauso e l’autorizzazione di chi, invece, ha parlato di “etica”, di democrazia, di soprusi, sempre degli altri, per tanti, troppi anni.

Sono il padre di Giulio

Come potrei non odiare chi, per i suoi maledetti interessi, gli facesse del male? Hanno apparecchiato, oltre alle terribili mattanze, un odio che durerà millenni. Quando Giulio è felice, i suoi angeli custodi gli ballano intorno, dando prova della loro presenza. Ed io faccio di tutto per renderlo felice, con le stimolazioni innanzitutto, ma con tutto il resto. Anche scrivendo libri. È la strada che deve percorrere un padre.
Immagino chi, in queste ore, ha perso, insieme ai propri figli, la possibilità di renderli felici e di vedere i loro angeli custodi ballare.

Immagino e piango di un pianto che non riesco a frenare

Sono avvilito, distrutto. Che Dio stramaledica le guerre. Tutte. Anche quelle giuste. E che stramaledica e riservi grandi tormenti ai tifosi delle guerre. Anche di quelle che loro stessi giudicano giuste.
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Giancarlo Selmi