DI ALFREDO FACCHINI
Il doppio standard nucleare
Nel sistema internazionale costruito dai forti per i forti, la regola è una sola: la legge non è uguale per tutti, vale solo chi sei e con chi stai. Risultato: Israele ha la bomba. L’Iran non deve averla.
Mentre l’intero Occidente compatto alza la voce contro le ambizioni nucleari dell’Iran, Tel Aviv colpisce. Non si tratta più solo di deterrenza, ma di una campagna militare prolungata, per cambiare il regime di Teheran. Legittimata, in nome di una superiorità morale che non regge più il confronto con i fatti.
Israele agisce, come uno Stato terrorista e genocida
Ma a dirlo non sono i governi: sono le società civili di tutto il mondo. Le piazze, i popoli, le coscienze non avariate.
Il paradosso è sfacciato: Teheran, per quanto ambiguo il suo programma, è sottoposto a controlli serrati. Tel Aviv, che possiede da decenni un arsenale nucleare, resta fuori da ogni trattato di non proliferazione.
Stato d’eccezione. L’Iran, ha firmato il TNP nel 1968, ha accettato ispezioni e limiti, ha più volte negoziato sul proprio programma nucleare civile. Lo stava trattando in queste settimane con Trump. Ma viene trattato come una bomba ambulante, un pericolo esistenziale. Perché? Perché non è allineato. Perché l’atomica, se la avesse, cambierebbe gli equilibri Mediorientali — quelli dettati da chi la bomba ce l’ha già.
È questa la verità del “doppio standard nucleare”
L’arma atomica? Il problema non è l’ordigno in sé, ma chi lo possiede. Se sei amico degli Stati Uniti, la tua bomba diventa “difensiva”, “razionale”, addirittura “necessaria”. Se sei il nemico designato, è una minaccia esistenziale, un atto di barbarie.
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L’atomica, nel mondo dei forti per i forti, non è proibita: è selettiva, è politica, è razziale.
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Alfredo Facchini