“Decapitazione” dell’Iran, contraerea israeliana, pasticcio America

DI ENNIO REMONDINO

 

Da REMOCONTRO –

Israele ha bombardato pesantemente Teheran anche ieri prendendo di mira centri di comando di forze armate, Pasdaran, ministeri, servizi segreti e vertici politici. Scalfiti i centri nucleari di Natanz, Fordow e Isfahan. Obiettivo reale, far crollare il Paese assieme al regime degli ayatollah. Poco nucleare e molte bugie, compresa l’invulnerabilità aerea israeliana ai missili iraniani.

Poco nucleare, molti danni civili

Israele può colpire il nucleare iraniano solo in maniera superficiale, con le bombe americane più pesanti ma non risolutive. Riesce invece a colpire la struttura di comando, Governo e organizzazione economica del Paese che vuole abbattere. Ma non sarà facile e soprattutto breve, o forse questa volta il passo di Netanyahu per rimanere personalmente in sella e fuori dal carcere, è stato quello sbagliato. Colpi inflitti comunque duri: bersagli indicati dalle spie del Mossad e uccisi il capo dei servizi segreti dei Pasdaran, il suo vice, e personaggi d’alto rango nella catena di comando delle forze armate. Massicci bombardamenti sul ministero della Giustizia e il ministero degli Esteri, bloccando il suo ministro diretto in Oman a incontrare Steve Witkoff, capo negoziatore Usa.

Disarticolare il regime iraniano

Attacchi all’attività economica nazionale. Dal giacimento gasiero South Pars ai maxi-depositi di petrolio nella capitale. Da fatto, diventa evidente un piano di attacco in corso da mesi, con passaggi militari all’apparenza disgiunti. Attacchi lampo di ottobre a dicembre contro lo stesso Iran, contro le milizie sciite in Iraq e la Siria post-Bashar al-Assad e l’aviazione israeliana che si ha aperto un corridoio che le permette di volare indisturbata fino all’Iran, come rileva Andrea Muratore su InsideOver. Sintesi di ‘Defense Blog’: «la campagna israeliana prevede ripetute sortite con aerei e armi di precisione a lungo raggio. L’obiettivo primario il degrado della capacità dell’Iran di rilevare e intercettare le minacce in arrivo, colpendo non solo le batterie missilistiche note ma anche basi aeree avanzate, siti radar e basi di lancio di missili balistici».

Ma sui missili iraniani Israele ha problemi

«Di fatto, la vera notizia non è che Israele colpisce l’Iran, ma che non riesce più a difendersi da Teheran. E la stampa tace». L’indignazione critica di Giuseppe Gagliano, e i dati di fatto. «Per la prima volta dalla sua nascita, lo Stato di Israele appare vulnerabile sul piano difensivo. A dispetto dei media occidentali, la realtà mostra un quadro molto diverso: il sistema di difesa antiaerea israeliano, incluso l’osannato Iron Dome, è stato messo in seria difficoltà dai missili iraniani di nuova generazione, con una serie di impatti devastanti e vittime civili che sollevano interrogativi profondi sulla reale efficacia dello scudo missilistico dello Stato ebraico». Notizia chiave semi occultata. I missili iraniani che hanno superato le difese israeliane, provocando danni materiali ingenti, 13 morti, centinaia di feriti e un crollo psicologico e strategico ben più grave: quello della credibilità dell’invulnerabilità israeliana.

“Iron Dome” oltre le favole

Iron Dome (in ebraico Kippat Barzel – «Cupola di ferro») è un sistema di produzione locale finanziato in larga parte dagli Stati Uniti. Il suo compito, intercettare razzi a corto raggio e proiettili di artiglieria entro un raggio di circa 70 km. Sin dalla sua nascita, nel 2011, Iron Dome è stato presentato come un trionfo della tecnologia militare israeliana, capace di neutralizzare migliaia di razzi da Gaza. Esaltazione mediatica pilotata con l’inganno. Dettaglio chiave: Iron Dome è efficace solo contro minacce come i razzi Qassam o Grad, privi di sistemi di guida e con traiettorie prevedibili. Contro missili balistici, missili da crociera manovrabili o ipersonici, Iron Dome non è progettato per funzionare. Contro minacce più sofisticate, Israele ha messo in campo David’s Sling (la ‘Fionda di Davide’) per intercettare missili a medio raggio (70-300 km) e Arrow 2 e Arrow 3 per missili balistici a lungo raggio.

Cosa è accaduto di fatto su Israele

Ma un attacco che ha coinvolto droni-kamikaze, missili balistici e missili da crociera, e la struttura difensiva israeliana, forse in confusione, ha faticato a reggere il colpo. Alcuni missili sono stati intercettati grazie anche al supporto decisivo degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Francia -su cui sarà utile approfondire-, ma altri hanno colpito obiettivi civili e infrastrutture sensibili. Un bimbo israeliano è morto. «E non per assenza di difesa, ma per il fallimento di essa». Notizia rapidamente rimossa dal circuito mediatico italiano ed europeo. Condividendo con Gagliano, «La stessa narrativa che ha alimentato l’illusione di un’Ucraina invincibile davanti a una Russia debole, torna a colpire: l’Occidente non sbaglia mai, e chi lo afferma è un disfattista, o peggio, un nemico».

La virtù del dubbio: e se fosse Roma e non Tel Aviv?

Il dato più allarmante è che perfino con il supporto militare e tecnologico americano Israele non riesca a proteggersi completamente da un attacco missilistico ben coordinato. Se questo è vero per Tel Aviv – uno dei Paesi più avanzati al mondo sul piano militare – cosa succederebbe a Roma, Milano o Napoli in caso di un attacco da parte di una potenza come la Russia? Scenario del terrore a mettere in guardia dalle favole mediatiche gestite dalla politica. L’incapacità dell’informazione di raccontare la realtà senza filtri ideologici. «Israele ha subito un colpo durissimo. Lo scudo non è crollato, ma ha mostrato crepe profonde. E mentre le cancellerie analizzano i danni, i cittadini rimangono prigionieri di una narrazione che ignora i fatti, minimizza i fallimenti e disegna un mondo in bianco e nero che non esiste più».

E l’America inventata da Trump va in crisi

Le ripetute assicurazioni del presidente Trump secondo cui gli Stati Uniti non avrebbero avuto alcun ruolo nell’offensiva, la realtà racconta una storia diversa. L’azione di Israele sta trascinando gli Stati Uniti in un nuovo conflitto, minando le promesse elettorali di Trump di evitare ‘guerre senza fine’ e suscitando la furia della sua base Maga, fermamente contraria a nuove avventure militari. Lo riporta un articolo di Politico, che evidenzia le tensioni interne al movimento che ha riportato il personaggio alla Casa Bianca. L’incoerente Trump che aveva prima negato qualsiasi coinvolgimento, ha poi ribadito il sostegno degli Stati Uniti a Israele, elogiando persino l’attacco, e accadeva meno di 24 ore dopo aver chiesto a Israele di astenersi da azioni militari.

“Trump ha fallito nel fermare Netanyahu, dimostrando l’inconsistenza della sua credibilità e autorevolezza internazionale, o ha segretamente avallato l’operazione, tradendo le aspettative della sua base? Quesiti a cui ha risposto lo stesso presidente Usa, quando ha rivelato al New York Post di essere sempre stato a conoscenza dell’attacco israeliano contro l’Iran e dei dettagli.”

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Articolo di Ennio Remondino dalla redazione di
16 Giugno 2025