DI MARIO PIAZZA
28147 Giorni
Tanti sono i giorni trascorsi dalla proclamazione dello stato di Israele e neppure uno di essi è passato senza che da qualche parte di quella terra sfortunata venissero consumati abusi, aggressioni, ruberie o omicidi contro il popolo palestinese.
Idea bizzarra quella di proclamare uno stato senza stabilirne i confini
e senza la minima indicazione che essi sarebbero stati riconosciuti né dagli abitanti delle terre sottratte né dai paesi confinanti. Tecnicamente si trattò di un’invasione non diversa da quella di Putin in Ucraina, e che fosse sostenuta dalle Nazioni Unite non ne cambia la sostanza. Quel primo giorno, il 14 Maggio 1948, è stato piantato il seme di tutte le atrocità che seguiranno. Quel giorno è stata legalizzata la Nakba (catastrofe in arabo), l’esodo forzato di 800.000 Palestinesi e la distruzione delle loro case per fare spazio a Israele. Uno spazio che nei 77 anni successivi nessuno ha mai voluto definire quanto grande dovesse essere. L’unica indicazione realistica viene dal progetto sionista, la biblica “terra promessa” che si estende dal fiume Giordano al mare Mediterraneo.
Per questo i Palestinesi erano destinati a scomparire fin dall’inizio
il genocidio che vediamo oggi è solo una improvvisa accelerazione del processo iniziato 77 anni fa. Per questo chi dopo tutto questo tempo ancora inneggia ai “due popoli, due stati” o è troppo stupido per percepire la realtà oppure è intriso della più profonda malafede.
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Mario Piazza