DA REDAZIONE
Davide Mattiello da ARTICOLO VENTUNO –
Le parole appena pronunciate dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, durante la commemorazione del 2 Giugno festa della Repubblica, suonano come una sintesi ed al tempo stesso come una interpretazione autentica di quelle durissime e già peraltro chiare pronunciate ieri su Gaza:
“(la Repubblica italiana) è fermamente schierata a sostegno di quanti operano affinché prevalgano i principi del diritto internazionale contro ogni aggressione e prevaricazione”.
Ieri aveva detto:
“Il Medio Oriente, dopo il sanguinario attacco di Hamas (il 7 ottobre 2023, ndr) contro vittime israeliane inermi, con ostaggi odiosamente rapiti e ancora trattenuti e che vanno immediatamente liberati, vive il dramma in atto nella striscia di Gaza. È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario. Si impone, subito, il cessate il fuoco. In qualunque caso, è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone. Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano”.
Impossibile non leggerle avendo in testa il discorso di Marsiglia nel quale il presidente Mattarella sollecitava i democratici europei a scegliere tra l’illusoria tranquillità di un nuovo vassallaggio ed un ritrovato protagonismo civile, libero e liberante.
A dispetto dei furbetti che cercano di strizzare l’occhio dal lato progressista contemporaneamente alle ragioni della pace ed a quelle della guerra, pare sempre più evidente lo sforzo del presidente Mattarella, sintonico con quello che fu di Papa Francesco, nel distinguere due campi semantici che non possono (più) mescolarsi.
Da un lato il “campo” di chi si arricchisce con la violenza e che dunque ha interesse ad alimentare la spirale culturale, politica, economica fatta di terrorismo-armi-guerra-repressione, dall’altro il campo di chi si batte per inverare quel MAI-PIU’ iscritto nella Costituzione italiana, così come nelle carte internazionali poste nel secondo dopoguerra ad argine futuro contro ogni rigurgito di nazionalismo, di razzismo, di imperialismo. Questo secondo è il campo del disarmo, del diritto come via alla risoluzione dei conflitti, della inclusione sociale.
Questo campo è oggi mortificato da gran parte del sistema di informazione mass mediatico, che oscura, censura o dileggia chi da una vita, con opere e parole, si ostina a perseguire le vie della giurisdizione internazionale che non ha nulla a che vedere con l’indifferentismo, ne’ tanto meno con un pacifismo velleitario, ma che pretende anzi la combinazione tra forza di interposizione e tribunali sovranazionali, cioè precisamente di quegli strumenti faticosamente costruiti come reazione all’orrore nazi-fascista e poi progressivamente traditi a cominciare dagli anni ’90: a Sebrenica (salvo poi bombardare Belgrado!), a Mogadiscio, in Ruanda.
Questo campo appare oggi sconfitto non per la debolezza delle proprie ragioni, che anzi resistono a qualunque critica, ma soltanto per una enorme disparità di accesso alle risorse finanziarie che a loro volta determinano le fortune politiche e quelle editoriali. Di questa enorme disparità è urgente preoccuparsi anche con qualche grano di creatività.
Al Presidente della Repubblica infine oltre a rivolgere un pensiero grato e riconoscente faccio anche un appello, che mi pare stia nello spirito delle sue parole: faccia Presidente quello che può per proteggere la fragile traversata di un veliero partito ieri dalle coste italiane e precisamente dal porto di Catania alla volta di Gaza, carico di aiuti e soprattutto di speranza. Le immagini di questa imbarcazione, sulla quale è salita anche Greta Tumberg, fanno quasi tenerezza se confrontate con la potenza di fuoco di chi oggi ha il “gioco grande del potere” nelle mani, altre esperienze simili sono state annientate negli anni (l’ultima aggressione preventiva è stata il primo maggio: l’attacco è stato compiuto in territorio europeo, la nave che si preparava a salpare era all’ancora nel porto di Malta). Presidente, custodisca quella nave, ha imbarcato pure la nostra Costituzione.
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Articolo di Davide Mattiello da
2 Giugno 2025