Cafiero De Raho, Roberto Scarpinato da tenere lontani dalla Commissione Antimafia, sanno troppo…

DI PIERO GURRIERI

 

Questi due uomini sono Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato.

Due tra i magistrati che il mondo conosce, e ci invidia.
Il primo, per anni procuratore nazionale Antimafia, il secondo PM a Palermo, considerato l’erede di Giovanni Falcone, che lo chiamò a collaborare con lui.
Hanno dedicato al Paese la propria vita, minacciati dai boss e superscortati, senza una vita propria, non sapendo se l’indomani sarebbero stati vivi. Sono da poco in pensione, e su invito di Giuseppe Conte sono portavoce del m5s al Parlamento, e alla Commissione Antimafia.

Ma sanno troppo

E ciò fa male ai mafiosi e ai collusi, ai mandanti e ai compari, e infine ai fascisti. Ed allora, è stata appena presentata una proposta di legge che più fascista non si può, che con la scusa di un “conflitto di interesse” punta a buttare Federico e Roberto fuori dall’Antimafia. A firmare questa insana proposta di legge – che non ha precedenti nella storia della Repubblica – un gruppo di senatori del partito della Meloni, e mi dispiace dirlo, anche uno della mia Città, il Vittoriese Salvo Sallemi.

Conflitto d’interesse

Certo, i nomi dei due magistrati non compaiono, ci vanno di fino, di sbieco. Faranno così: ci saranno segnalazioni su possibili conflitti di interesse, la Commissione li chiamerà a spiegare, poi deciderà se esiste un conflitto di interesse e se è necessario l’obbligo di astensione “dalla partecipazione ai lavori e dalla consultazione della documentazione”. In due parole, saranno loro a decidere chi sarà in “conflitto di interesse” oppure no.

Nino Di Matteo replica alla proposta di legge

Conoscete tutti Nino Di Matteo, un altro magistrato da anni bersaglio vivente, che ha avuto parole nette e dure, dicendo chiaro e tondo che la volontà di estrometterli “risponde alla necessità di neutralizzare chi, per le conoscenze e le esperienze maturate in tanti anni di indagini e processi, può mettere in crisi la rassicurante versione per la quale le stragi furono frutto esclusivo del delirio di onnipotenza di Salvatore Riina e magari di qualche imprenditore in odore di mafia”. Di impedire, cioè, che si faccia luce.
E io non giudico nessuno perché lascio a voi farlo, ma provo vergogna di essere rappresentato da questa gente.
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Piero Gurrieri tra la gente
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