Aspettando Sinner

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Aspettando Sinner

Quando si è intelligenti, colti, gradevoli nei modi e piacevoli da ascoltare, quando si ha grande esperienza e notevole successo, si corre il brutto rischio di voler strafare.
E’ capitato a Corrado Augias. Leggere uno dei migliori giornalisti italiani che dalle pagine di Repubblica spreca il suo talento per rivolgere a Jannik Sinner critiche talmente banali che farebbero la loro porca figura solo in bocca a un Del Debbio stravaccato a un tavolo della sua osteria preferita non è stata una bella cosa.
Banale è parlare delle strategie fiscali di un atleta milionario, come se fosse lui e non gli amministratori del suo cospicuo patrimonio a decidere il da farsi e come se eventuali illeciti non fossero già un prelibato boccone per la Guardia di Finanza.
Banale è anche indignarsi perché Sinner ha declinato l’invito al Quirinale di Mattarella, una decisione poco popolare ma che nulla c’entra con la deferenza verso un monarca a riprova di un fervido patriottismo.
Non ho detto che sono critiche ingiustificate, ho detto che sono banali.
Non è invece affatto banale attaccare Sinner per il suo accento altoatesino, dietro un siluro così stupido si celano incrostazioni di pregiudizi che nulla hanno a che fare con chi si professa di sinistra, e allora io come spesso mi capita mi incazzo. Certo è perché in quella che per tanti anni è stata la mia patria di adozione di lingue ce ne sono undici e che ogni Sudafricano ne parla almeno tre o quattro, ma soprattutto è perché la convivenza serena e pacifica di gruppi etnici e linguistici diversi è oggi più che mai la miglior prova di civiltà e ricchezza culturale che una nazione può darsi.
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Capisco che la lingua italiana è quella che più di altro fornisce generosamente il pane e il companatico a un personaggio come Augias ma non posso non vedere che questa volta il compagno Corrado ha pestato una cacca, e anche bella grossa.
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Mario Piazza
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Foto di Giampiero Sposito