Quinto referendum, scheda gialla

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Quinto Referendum, scheda gialla

Dei 5 referendum è quello che più unisce agli aspetti pratici la componente ideologica, se tale si può chiamare quella malattia della mente e del cuore che in qualsiasi conversazione decente chiameremmo xenofobia o razzismo. E’ un tumore maligno che ci portiamo appresso dai tempi delle colonie e che dagli anni 80 la politica ha scoperto essere un ottimo serbatoio di voti, un tumore che l’estrema destra leghista e missina ha iniziato a nutrire amorevolmente a suon di menzogne espandendone le metastasi in ogni regione italiana.
Non sarà un referendum a invertire la tendenza, quello che però potrà accadere è che oltre 6 milioni di stranieri residenti stabilmente in Italia che parlano italiano meglio di La Russa, che pagano le tasse più di Briatore e che obbediscono alle leggi più della Santanchè potranno acquisire pari diritti e sentirsi davvero parte del paese che hanno scelto per sé e per le proprie famiglie, non dopo 10 anni ma dopo 5.
Io credo sia un periodo più che sufficiente per accertarne le buone intenzioni al quale, ahimè, andranno comunque aggiunti un altro paio d’anni per le lungaggini burocratiche che la procedura impone.
Tenere questi 6 milioni di cittadini venuti per restare in un limbo amministrativo e legale il più a lungo possibile non è soltanto un inutile accanimento razzista, è anche la prova di come l’interesse generale possa essere barattato con i voti della parte più rozza, ignorante e per questo facilmente manovrabile del Paese.