Clamorosi i dati sul silenzio referendario

DA REDAZIONE

REDAZIONE

 

Roberto Zaccaria da ARTICOLO VENTUNO –

L’altro giorno l’Agcom ha sentito il bisogno di richiamare la Rai e le altre emittenti sulla necessità di garantire un’adeguata copertura informativa dei Referendum sul lavoro e sulla cittadinanza. Già dal tono delle dichiarazioni dell’Autorità non sembrava un richiamo generico. Oggi siamo andati a vedere i dati appena pubblicati ed abbiamo capito che si tratta di un allarme estremamente serio. Esistono diverse tabelle riferite alle principali emittenti ed in particolare ai telegiornali e agli spazi informativi extra Tg.

Le tabelle sono estremamente significative, ma lo sono soprattutto quelle che misurano lo spazio dedicato ai referendum rispetto a tutti gli altri argomenti.

Ebbene a distanza di meno di venti giorni dal voto si può dire che lo spazio dedicato ai cinque referendum non supera in media l’uno per cento del tempo dedicato a tutte le altre notizie.

Il periodo di osservazione va dal 9 aprile al 10 maggio 2025. Ci sono le guerre, c’è stata la vicenda straordinaria della morte e dell’elezione del Papa, ma tutto questo non giustifica affatto questo silenzio su un appuntamento di indubbia rilevanza.

Gli spazi dedicati all’argomento nel suo complesso e quello dedicato all’illustrazione dei diversi quesiti è addirittura imbarazzante. Abbiamo parlato di un valore medio al di sotto dell’uno per cento. Più esattamente per i TG Rai, il tempo è dello 0,62 per cento. Per La 7 il tempo sale un po’ ed arriva allo 0,75 e sul Sky arriva fino allo 0,82. Naturalmente per i TG Mediaset si scende allo 0,45. Dato che si tratta di un mese di rilevazione e di centinaia e centinaia di ore di TG il tempo totale non supera per tutti insieme qualche ora, del giorno e della notte.

C’è un altro dato molto importante da considerare ed è quello del confronto nel merito dei quesiti. Questi confronti sono quasi inesistenti anche in considerazione che non esistono come in altri casi Comitati contrapposti e quindi la par condicio risulta quasi inapplicabile.

Un’ultima considerazione vorrei fare e riguarda i sondaggi sulla partecipazione.

Come è noto nelle normali competizioni elettorali i sondaggi sono vietati perché influenzerebbero i cittadini che si accingono a votare.

Si tratta di un divieto ragionevole e che si rintraccia anche in altri ordinamenti.

Con riferimento alla partecipazione al voto il discorso è molto diverso, ma nonostante questo non abbiamo visto molti sondaggi. L’altro giorno La7 di Mentana ha dato un sondaggio che stimava la partecipazione al voto intorno ad una forbice del 33-36 per cento. E’ stata un’occasione per dire che potrebbe essere difficile arrivare al quorum del 50 per cento.

E’ vero ma proviamo ad affrontare la questione da un altro punto di vista.

Sappiamo che quasi tutti i partiti della maggioranza, con l’eccezione di Noi moderati, hanno fatto capire, più o meno esplicitamente che non andranno a votare.

Questo vuol dire che i votanti sono classificabili più o meno in un’area di opposizione.

Proviamo allora a confrontare questi dati di possibile partecipazione con quelli delle elezioni politiche e facciamo un ragionamento sommario ma che potrebbe avere un senso.

Alle politiche con una partecipazione di poco superiore al 50 per cento la maggioranza che ci governa ha ottenuto un 27-28 per cento dei voti complessivi teorici. L’opposizione dovrebbe aver ottenuto circa il resto.

Se ai prossimi referendum dovessero andare a votare le persone stimate nel sondaggio che abbiamo ricordato poco fa che corrisponderebbero ad una ventina di milioni di persone circa, sarebbe un risultato estremamente significativo che supererebbe di gran lunga non solo il numero di votanti assoluti dell’opposizione ma quelli della stessa maggioranza.

I referendum non raggiungerebbero il quorum ma raggiungerebbero certamente il risultato di offrire la più significativa convergenza di tutte le opposizioni e forse non sarebbe un risultato disprezzabile.

Allora chiediamo alle emittenti e all’Agcom di parlare di più dei quesiti referendari, ma soprattutto di darci i sondaggi sulla partecipazione. Anche questo sarebbe un bel test di democrazia.

Articolo di Roberto Zaccaria da

15 Maggio 2025