Ucraina o Gaza e l’incompatibilità tra guerra e democrazia

DI ENNIO REMONDINO

 

Da REMOCONTRO –

«In Ucraina si espande il fenomeno dei renitenti e disertori. In Russia anche una tiepida critica conduce in galera. In Israele aumentano i riservisti che non si presentano. Lo scrittore Marco Bascetta sul manifesto prova a mettere insieme alcuni fatti, «con caratteristiche ben distinte, proporzioni e pesi incomparabili, che si sono manifestati nei due principali teatri di guerra del momento: la striscia di Gaza e l’Ucraina».

Ucraina e Striscia di Gaza

«Ucraina e Gaza,  i due principali teatri di guerra distinti, ma che riconducono alla contraddizione tra governanti e governati, ossia tra chi la guerra la decide e chi la combatte sul campo. In alcuni casi si tratta di crepe e fratture allo stato iniziale, in altri di fenomeni imponenti che possono anche determinare l’esito dello scontro».

Ucraina

«In Ucraina più ancora che la penuria di armi, ripetutamente lamentata dal governo di Kiev, incide una penuria di uomini e motivazioni. Un tema imbarazzante che tocca legittimazione del potere statale». Al Jazeera comittante e Peter Korotaev e Volodymyr Išcenko gli autori della ricerca pubblicata in Italia da Internazionale. Nel 2024, riferisce l’articolo, ben sei milioni di persone chiamate a trasmettere i propri dati ai centri di reclutamento non lo hanno fatto, mezzo milione di procedimenti per il reato di renitenza alla leva, prospera il mercato delle esenzioni e i disertori non si contano. Nella maggior parte prevale la sfiducia nei confronti del governo e non solo per la guerra, ma anche per la politica oligarchica e impopolare che l’ha preceduta.

Russia

«Neanche in Russia il fenomeno della renitenza, dell’espatrio e della diserzione è insignificante, ma le enormi dimensioni del paese, la censura e le misure repressive rendono difficile quantificarlo e metterne in luce le diverse motivazioni. Qualunque critica, neanche troppo radicale, dell’invasione russa conduce direttamente in galera. Figuriamoci un’indagine su renitenti e disertori».

Israele

«In Israele è in visibile crescita il numero dei riservisti che non si presentano per il servizio militare, quello dei renitenti, e alcune voci, anche dall’interno dell’esercito, in dissenso con la conduzione della guerra a Gaza». Possibile l’escalation di un movimento di rifiuto della partecipazione alla guerra, analogo a quello dei ‘refusenik’ esploso durante la guerra in Libano nel 1982.

Gaza e Hamas

«Infine le manifestazioni per la fine della guerra e contro Hamas all’interno della striscia di Gaza nello scorso marzo, proteste che esprimevano tutta la rabbia di una popolazione stremata per le scelte politico-militari senza sbocchi ma dalle prevedibili conseguenze, che hanno determinato l’attuale catastrofe umanitaria».

Motivazione e forme delle resistenze

«Le resistenze che muovono da condizioni non paragonabili, sono molto diverse», avverte Marco Bascetta. L’indignazione per gli orrori di cui si è stati testimoni -va subito detto-, non è prevalente. Più diffusa la sensazione di essere manipolati dalle forze politiche dominanti, di essere asserviti a interessi particolari, o sfiducia e risentimento nei confronti di governi che chiedono continuamente sacrifici senza offrire nulla in cambio. Infine, comprensibile, il desiderio di salvaguardare la propria vita e integrità.

«Il rifiuto della guerra, insomma, è sempre anche rifiuto del proprio governo, che sia aggredito o aggressore, democratico o autoritario».

Incompatibilità tra guerra e democrazia

Il passo forse più citato della Guerra del Peloponneso di Tucidide. Il dialogo tra i Meli e gli Ateniesi. «Il brano viene solitamente citato per mettere a confronto le ragioni della giustizia (i Meli che rivendicano la loro pacifica neutralità) con quelle della forza (la politica di assoggettamento) degli Ateniesi. I quali tagliano corto affermando che la giustizia può intervenire solo tra contendenti dotati di potere più o meno equivalente, mentre dove vi sia sproporzione conta solo la forza». Geopolitica contemporanea visto che i Meli portarono gli ateniesi «dinanzi ai magistrati e ai maggiorenti» e non del popolo.

Guerra e potere sovrano

Un episodio riportato nel ‘Libro dei re’ ‘sulla esclusione della volontà popolare dalle questioni della pace e della guerra. «Nel 701 a.C. Gerusalemme è assediata dagli Assiri. Eliakim, portavoce degli assediati, così si rivolge al comandante nemico: «Ti prego, parla in aramaico, perché noi intendiamo la tua lingua, ma non ci parlare in lingua giudaica, poiché il popolo, che è sopra le mura, ascolta». Ma l’assiro, che intuisce la possibile distanza tra l’interesse popolare e quello del regnante, parla in giudaico proprio per approfittarne».

Decisione sulla pace e sulla guerra

«Dichiarazioni di guerra e trattati di pace non procedono per via democratica e non possono essere sottoposti a referendum. Anche il programma di riarmo della Ue, come abbiamo visto, è stato sottratto al normale iter parlamentare. Perché già la preparazione bellica è incompatibile con la trasparenza e la democrazia».

La guerra vieta la democrazia

La guerra in Ucraina rinvia sine die le elezioni politiche e il giudizio su Zelenskyj. Quella di Gaza, alla quale alla quale vanno aggiunte Cisgiordania, Libano e Siria, rafforza il potere personale di Netanyahu e dell’ultra destra sovranista ebraica. «Grazie alla guerra i caratteri democratici e il residuo di laicità dello stato di Israele vengono smontati pezzo dopo pezzo, le opposizioni messe a tacere, l’impunità garantita a criminali di guerra e politici profittatori»

Emergenza contro diritti

“L’emergenza strumento meglio collaudato per restringere o cancellare del tutto diritti e democrazia. «La guerra, come emergenza estrema, il più radicale ed efficace di tutti. Le guerre sono dunque sempre contro la democrazia, anche quando vengono dichiarate con il pretesto di difenderla. Probabilmente è questo che obiettori, renitenti e disertori hanno ben compreso, sottraendosi al sacrificio per qualcosa che in nessun modo li rappresenta. Poiché nella guerra non vi è alcuna rappresentanza se non quella di entità astratte, ideologiche o integralmente ostili alla vita reale».”

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Articolo di Ennio Remondino dalla redazione di

13 Maggio 2025