DI ALFREDO FACCHINI
Bloccati mezzi di sopravvivenza
È già trascorso un mese, trenta maledetti giorni, da quando lo Stato terrorista di Israele ha bloccato l’ingresso totale di cibo, medicine e carburante a Gaza.
Un fatto di una brutalità inaudita: il 2 marzo, esattamente un mese fa, le autorità israeliane hanno imposto un assedio totale su Gaza, strangolando una popolazione già stremata.
Come se non bastasse, il 9 marzo hanno staccato l’elettricità, condannando centinaia di migliaia di persone alla sete, poiché senza energia gli impianti di desalinizzazione dell’acqua non possono funzionare.
Questa non è solo una violazione dei diritti umani, ma una punizione collettiva spietata. Le autorità Nazi sioniste hanno scelto deliberatamente di condannare la popolazione di Gaza a sofferenze indicibili.
Scorte sanitarie insufficienti, curare difficile se non impossibile
L’assedio mortale ha costretto i team sanitari ancora operanti a razionare farmaci essenziali rimasti, riducendo l’efficacia delle cure e rimandando a casa i pazienti. Le scorte di materiali chirurgici e anestetici stanno esaurendosi, costringendo le équipe a trattare ferite senza antidolorifici. Per chi soffre di malattie croniche, l’assenza di cure adeguate rischia di causare complicazioni gravi, disabilità permanenti o morte.
La carenza di scorte impedisce anche la donazione di sangue negli ospedali, mentre i feriti continuano ad affluire a causa degli incessanti attacchi israeliani.
Uno scenario apocalittico
Forse neanche i nazisti si sarebbero spinti a tanto. Israele, sotto l’ala protettrice dell’Amministrazione criminale Trump, continua a sputare sulle leggi e sul diritto internazionale.
Perché mai dovrebbero fermarsi, visto che dall’Onu a Bruxelles, si levano solo e soltanto parole vuote.
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Alfredo Facchini