Nel mondo le piazze con Gaza, élite dietro a Israele. Strage di sfollati a Rafah

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

STRAGE DI SFOLLATI PALESTINESI A RAFAH. UNA SERIE DI BOMBARDAMENTI ISRAELIANI HA CAUSATO UN INCENDIO IN UN ACCAMPAMENTO, UCCIDENDO ALMENO 35 CIVILI: ISRAELE SOSTIENE DI AVER VOLUTO COLPIRE UN COMPLESSO USATO DAI MILIZIANI DI HAMAS

‘Le Monde’ in Gran Bretagna, ma quadro con spunti anche italiani. «Non si assisteva a qualcosa del genere dalla mobilitazione del 2003 contro la guerra in Iraq guidata da George W. Bush e Anthony Blair. Lo scorso 11 novembre più di 800.000 persone avrebbero marciato a Londra in solidarietà con Gaza. I manifestanti hanno preso di mira sia il governo conservatore che il partito laburista, anch’esso schierato a spada tratta con Israele».
Non solo le università in America e un po’ anche in Italia.

«Dall’inizio dell’offensiva israeliana contro Gaza, lo scorso ottobre, in Gran Bretagna si è prodotta una profonda frattura tra la classe politica e l’opinione pubblica. Il governo conservatore di Rishi Sunak e l’opposizione laburista di Keir Starmer hanno fornito un sostegno senza riserve alla guerra condotta da Benjamin Netanyahu in nome del diritto di Israele a difendersi», la premessa di Danier Finn, che subito aggiunge:

«Tuttavia, l’opinione pubblica britannica rifiuta l’idea che Israele debba bombardare l’enclave fino all’eliminazione di Hamas».

La critica popolare cresce

A novembre, il 59% delle persone intervistate da YouGov chiedeva che Israele finisse con le azioni di guerra, mentre solo il 19% era a favore del suo proseguimento. A febbraio, il 66% era per il cessate il fuoco e solo il 13% aveva manifestato il proprio sostegno alla guerra contro i palestinesi. Oggi l’opinione pubblica chiede l’interruzione della vendita di armi agli israeliani con una maggioranza del 56%, contro il 17% che ne chiede la continuazione.

Le illegalità israeliane nascoste

La commissione per gli affari esteri di Westminster ha rivelato l’esistenza di una nota dei servizi legali del governo britannico secondo cui Israele stava violando il diritto umanitario. Una simile conclusione comporterebbe la cessazione della vendita di armi a Tel Aviv, e l’esecutivo ha di fatto nascosto il documento. Il 1° di aprile, degli attacchi israeliani hanno però ucciso tre dipendenti britannici dell’organizzazione benefica World Central Kitchen, mentre consegnavano degli aiuti a Gaza.

“Due giorni dopo, più di seicento avvocati e professori universitari – tra cui tre giudici in pensione della Corte suprema britannica – hanno denunciato l’illegalità delle vendite all’esercito israeliano”.

Solidarietà al popolo palestinese e governo contro

Le strade e le città britanniche si riempiono di cittadini che invocano un cessate il fuoco. E il governo ha condannato i manifestanti e ha cercato modi per criminalizzarli. A novembre, la ministra dell’interno aveva chiesto alla polizia di Londra di vietare una  manifestazione. Quando gli ufficiali hanno risposto alla ministra che non aveva alcuna base legale per farlo, Suella Braverman ha inventato che i manifestanti intendevano profanare un memoriale della Grande Guerra.

“Intento di mobilitare militanti di estrema destra a creare scontri per potere proibire altre proteste.  La destra è arrivata ma ha picchiato la polizia, e il premier ha dovuto cacciare la ministra”.

“Marce dell’odio” a senso unico?

All’inizio di marzo, Sunak ha inasprito la campagna del governo contro il movimento di solidarietà con la Palestina, affermando che le proteste avrebbero portato a «uno scioccante aumento di disordini e di atti criminali estremisti», tra cui in particolare «intimidazioni, minacce e preparativi per azioni violente». In realtà le proteste, particolarmente pacifiche e disciplinate, hanno portato a meno arresti di un festival musicale o di un evento sportivo della stessa entità.

“Opinioni estremiste illegali”

Gli attacchi contro il movimento di solidarietà con la Palestina sono alimentati anche dalle dichiarazioni di personalità governative dai titoli ‘orwelliani’ come John Woodcock, «consigliere indipendente in materia di violenze e di disordini politici». Il personaggio ha proposto che i partiti dimostrino «’tolleranza zero’ verso i gruppi che minacciano la democrazia», come ad esempio Palestine Solidarit Campaign. Woodcock è un ex deputato laburista che si è unito a Boris Johnson nel 2019. E non è il solo tra i laburisti su queste posizioni.

La sinistra tra partito ed elettore

A febbraio, secondo YouGov, l’83% degli elettori che avevano votato per i laburisti nelle precedenti elezioni voleva che Israele ponesse fine alla sua campagna militare. Solo il 3% di loro si è detto favorevole al proseguimento delle operazioni. L’ostinazione di Starmer nel sostenere la guerra di Netanyahu deriva dal suo rifiuto di distinguere la lotta contro l’antisemitismo e il sostegno a Tel Aviv.

“Su diritti dei palestinesi e ostilità verso gli ebrei era servito a emarginare la sinistra del partito quando ne aveva assunto la guida nel 2020. Arma di lotta interna che diventa un grave problema per le elezioni di luglio”.

Politica inamovibile a difesa di Israele

Sebbene da più di sei mesi una violenza ininterrotta colpisca i civili palestinesi, i due principali partiti britannici rimangono irremovibili nella difesa di Israele. E sebbene figure politiche di spicco come il sindaco laburista di Londra Sadiq Khan stiano chiedendo un’interruzione della vendita di armi, Sunak e Starmer sostengono ancora che il Regno unito debba continuare a supportare lo sforzo bellico israeliano.

“Che cambi o meno nelle prossime settimane, questa posizione ha ormai danneggiato la loro reputazione, assieme al credito diplomatico del loro paese”.

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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

27 Maggio 2024