DACIA MARAINI: ABBIAMO PENSATO CHE L’ABORTO FOSSE UN DATO ACQUISITO, INVECE I DIRITTI VANNO DIFESI SEMPRE

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Graziella Di Mambro dalla redazione di ARTICOLO 21 –

Molte non vogliono credere che sia vero. Vorrebbero pensare che sia solo un incubo la norma che boicotta l’aborto legale aprendo la porta ai pro vita (associazioni private) nei consultori della rete sanitaria pubblica. Siamo nel 2024 in Europa, dove il Parlamento ha appena stabilito che quello all’aborto è uno dei diritti fondamentali dell’Ue. E contemporaneamente in Italia si sente dire da autorevoli esponenti del mondo culturale e politico che, invece, l’aborto è un “delitto”. Per ritrovare la bussola e mettere un po’ di caselle al loro posto è stato utile sentire Dacia Maraini, scrittrice straordinaria e osservatrice lucida di ciò che ci gira intorno.

Tra qualche giorno saranno trascorsi 43 anni dal referendum confermativo della  legge sull’aborto legale in Italia. Sembrava un dato storico acquisito, invece ci troviamo con le associazioni antiabortiste nei consultori. Cosa abbiamo sbagliato? Ci siamo distratte?
“Sì, ci siamo distratte. Abbiamo pensato che una conquista faticosamente raggiunta valga per sempre. E invece i diritti vanno difesi perché c’è sempre qualcuno che li vuole cancellare”.
Torniamo all’origine tecnica della norma appena introdotta: il Pnrr. Una parte fondamentale del Piano era destinata a migliorare i servizi e le opportunità per le donne (vedi la costruzioni di asili nido)… Pure questo appare un “tradimento”, oltre che un paradosso, non crede?
“Direi che è un gravissimo procedimento, che dimostra come il destino delle donne non stia a cuore a questo governo e a questa coalizione. Si parla tanto di Made in Italy (viaggiando mi sono resa  conto che il nostro Paese sta investendo moltissimo su questa formula) ma dimenticano che per arrivare al Made in Italy ci vogliono gli italiani, e le italiane. Se le donne del nostro Paese non fanno  più figli è proprio perché non possono conciliare lavoro e famiglia. Si tratta di una politica miope”.
Durante il regime fascista l’aborto era un reato contro lo Stato. Oggi si sente di nuovo parlare di aborto come “delitto”. Anche in questo caso, cosa ci siamo fatte sfuggire?
“Beh, adesso non diamo sempre la colpa alle donne. Diciamo che siamo ancora dentro una cultura patriarcale che difende a spada tratta i privilegi maschili, a detrimento di quelli femminili. La criminalizzazione dell’aborto non ha mai fermato la pratica , ma l’ha resa clandestina. Infatti, appena c’è stata la legge, gli aborti sono diminuiti dell’80 %. Questo vuol dire che la legalizzazione porta alla consapevolezza, e quindi alla libertà di decisione.. Ma è proprio quello che non vuole la cultura patriarcale, che ha sempre preteso  di mantenere  l’assoluto potere sulla riproduzione della specie. Del corpo delle donne non importava, importava potere decidere come e quando fare i figli da mandare in guerra o  mettere a coltivare la terra. Solo che in tempi di difficile sopravvivenza, questo controllo era essenziale per un governo dei Padri, mentre ora, con la sovrappopolazione, non conta più tanto.
Dica qualcosa alle ragazze, alle nostre figlie, per rassicurarle…
Più che rassicurarle, vorrei esortarle a essere più attente a quello che succede nel Paese e nel mondo. Vorrei esortarle ad andare a  votare, per esempio. Il voto non è un dovere ma un diritto per cui le nostre bisnonne si sono battute aspramente. Il voto è alla base della democrazia. Se non voti, svuoti la  democrazia. E di questo vuoto si approfitteranno i nemici delle donne. La prima preoccupazione di  tutti i regimi  autoritari  è irregimentate il mondo femminile: servono corpi per il piacere e madri per fare figli. Poco studio, poca partecipazione, poca consapevolezza. Meno studiano le donne e più sono disponibili al servaggio”.
Sull’aborto, come su molto altro, l’Europa sta andando da un’altra parte. Possibile che ciò sfugga a chi fa certi emendamenti?
“Abbiamo sentito le ultime parole della presidente del Consiglio: meno Europa e piu Italia! Vuol dire smantellare le conquiste civili che l’Europa (e ricordiamo che l’idea dell’Europa unita nasce da un gruppo di geniali italiani) ha conquistato in anni di battaglie culturali per riportare il Paese all’indietro. E’ questo che vogliono i giovani? Ai ragazzi dico: partecipate, riflettete e prendete posizione!”

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Graziella Di Mambro, dalla redazione di

30 Aprile 2024