DI MARIO PIAZZA
Non sono un esperto in trasporti marittimi ma ho avuto parecchio a che fare con i container, per i miei vari traslochi in continenti diversi ma soprattutto per la produzione e importazione di olii lubrificanti della mia vecchia azienda in Sud Africa.
Il canale di Suez è un’importante scorciatoia per le navi che viaggiano tra Europa e Asia ma definirlo come un’arteria vitale del commercio mondiale mi pare eccessivo, e mi pare poco onesto parlare dei costi che comporta la circumnavigazione dell’Africa senza menzionare dall’altra parte i quasi 10 miliardi di pedaggi che il governo egiziano incassa per il transito da Suez.
Credo si tratti dell’ennesima campagna di disinformazione, ingigantire a dismisura un problema reale per rendere plausibile una contromossa esagerata come i bombardamenti anglo-americani sullo Yemen a cui l’Italia in barba alla sua costituzione sta partecipando attivamente. Certo il traffico mercantile va protetto e Suez mantenuto aperto, ma non con i prodromi di una guerra mondiale che causerebbe danni un milione di volte più grandi.
E per cosa poi? Per consentire a Israele di proseguire indisturbato nell’invasione della Palestina e nell’annientamento del suo popolo.
A qualcuno, a Washington e a Londra ma anche a Roma deve aver dato di volta il cervello.
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