GIURIO REGENI, E’ BENE RICORDARLO SEMPRE

DI LEONARDO CECCHI

LEONARDO CECCHI

 

Tanto lo avevano scempiato nel corpo che la madre lo riconobbe dalla punta del naso.
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Gli avevano inciso lettere sulla pelle, spento sigarette addosso, rotto sette costole, tutte le ossa delle mani e dei piedi. Massacrato e torturato per giorni con ogni mezzo a disposizione fino a renderlo irriconoscibile. Ammazzato come un animale al macello con un colpo sferrato al collo.
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Lo dico anche quest’anno: a volte ci dimentichiamo cosa ha passato Giulio Regeni. È umano, succede quando passano anni da una tragedia. Ma è bene ricordarlo, vividamente e chiaramente. Perché ad oggi le bestie che devastarono un ragazzo nostro connazionale che poteva essere fratello e figlio di tanti di noi, non hanno pagato con neppure un giorno di carcere e ancora oggi latitano. Difesi strenuamente e con ogni mezzo da altri assassini, che li nascondono e rendono impossibile una giustizia per un ragazzo che oggi avrebbe compiuto trentasei anni. Giustizia per lui, per la famiglia e per tutto il nostro Paese, vergognosamente preso per il naso da chi sta nascondendo macellai senza onore, pavidi e codardi.
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Alla famiglia un grande abbraccio.
Allo Stato la richiesta di sempre: verità e giustizia.