DISCLAIMER

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Di Draghi ho apprezzato poche cose, per esempio il famoso “whatever it takes” pronunciato da presidente della BCE e la determinazione nel portare avanti la campagna vaccinale. Accanto a qualche luce ho visto però un sacco di ombre e non poteva essere altrimenti trattandosi di un rappresentante di spicco di quel capitalismo finanziario che considero la principale causa della decadenza socioeconomica dell’Occidente. Un mio nemico sul piano politico che pure per l’aspetto umano mi dava improvvisi brividi ricordandomi da vicino il lupo di Cappuccetto Rosso travestito da buona nonnina.
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Un nemico o se preferite un avversario ma questo non mi ha mai impedito di riconoscerne lo spessore culturale, la caratura politica e la stazza internazionale di cui poteva avvalersi grazie ad un curriculum da far tremare le vene dei polsi.
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Per questo se mi capitasse di imbattermi in Giorgia Meloni non potrei fare a meno di scoppiare a ridere. Le parole senza capo né coda da lei ruggite contro Draghi sono state esilaranti, è come se avessi ascoltato Alvaro Vitali che attaccava Dustin Hoffman, o Sfera Ebbasta che disprezzava Pavarotti, o il generale Vannacci che si misurava con Alessandro Manzoni.
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Povera Giorgia, così rabbiosa per ciò che vorrebbe essere e non sarà mai, sempre più piccina in quei panni troppo grandi per lei. Ora che ha perduto anche il senso del ridicolo rimangono soltanto quel paio d’occhi cerulei che sprizzano lampi di odio e neppure un barlume di intelligenza, sempre sgranati e rivolti verso l’alto come è giusto che sia per un vero underdog, dalla culla alla tomba.