BBC MOSTRA I RESTI DI GAZA, LI STUDIA E LI ANALIZZA, ED E’ RACCONTO DELL’ORRORE

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Quasi 100 mila edifici distrutti o danneggiati in tutta la Striscia di Gaza (la maggior parte nel Nord) dall’inizio dei bombardamenti israeliani. Questa, la tragica e scioccante contabilità, che emerge dal dettagliato report satellitare commissionato dalla BBC. Mentre le condizioni umanitarie fanno temere una seconda strage con devastanti epidemie.

Effettivo livello di distruzioni nella Striscia

L’analisi comparata del terreno e le scansioni eseguite anche con l’aiuto di droni, consentono, secondo gli autori dell’indagine, di verificare l’effettivo livello di distruzioni inferte dai raid aerei e dai cannoneggiamenti dell’IDF. Il certosino esame dei danni è stato verificato da Corey Scher, del Graduate Center della City University di New York e da Jamon Van den Hoek, della Oregon State University.

Beit Lahia e Beit Hanoun cancellate

Per cominciare, le due città di Beit Lahia e Beit Hanoun, a nord-est della Striscia, sono state le prime a essere prese di mira «perché ritenute nascondigli di Hamas». Le immagini mostrano che i due centri, dove sarebbero stati colpiti circa 120 obiettivi, sono stati praticamente rasi al suolo. Le foto successive agli ‘strike’, esibita dalla BBC, mostrano interi edifici praticamente volatilizzati, a cominciare dalla moschea, ridotta in calcinacci.

La tecnica “Bombe-bulldozer”

Per aggirare l’ostacolo rappresentato dai cumuli di macerie, dopo i devastanti bombardamenti, secondo il network televisivo britannico, l’esercito di Tel Aviv ha utilizzato bulldozer per aprire nuove strade di fortuna, capaci di far passare i carri armati. La tecnica ‘bombe+ bulldozer’ pianificata per avanzare dal nord al sud di Gaza. Uno degli assi di penetrazione ha costeggiato la spiaggia, partendo dal campo profughi di Shati, a Gaza City. Il satellite, mostra che sono stati ‘neutralizzati’ diversi palazzi residenziali e infrastrutture turistiche, tra cui un famoso albergo a 5 stelle (Al Mashtal), l’unico della Striscia, di cui era diventato un po’ il fiore all’occhiello.

False informazioni alla popolazione

La valutazione più sorprendente che fanno gli esperti della BBC, è quella relativa alle «false comunicazioni israeliane rivolte alla popolazione civile», che si potrebbero configurare come una lesione del diritto di guerra. Circa una settimana dopo l’inizio degli attacchi aerei – scrivono gli autori del report – gli israeliani hanno avvertito i palestinesi del nord di Gaza di spostarsi a sud di un fiume noto come Uadi Gaza, per la propria sicurezza. Nonostante l’avvertimento e le centinaia di migliaia di persone in fuga da Gaza City, «le aree del sud hanno continuato a essere prese di mira».

Campi rifugiati bersaglio

A Khan Younis, per esempio, oltre a molte vittime, si stima che i bombardamenti aerei abbiano distrutto almeno il 15% degli edifici della città. Mentre un altro campo per rifugiati attaccato, quello di Nuseirat, si trova proprio a ridosso della fascia centrale della Striscia e, secondo le Nazioni Unite, raccoglie almeno 85 mila persone. Per non parlare dei massacri di Jabalia, quasi ‘giustificati’ perché quello sfortunato concentramento di baracche si trova a nord. Cioè nell’area di Gaza dove, chi si avventura, secondo i soldati israeliani, lo fa a proprio rischio e pericolo.

I disperati e sud di Uadi Gaza

La BBC con la sua indagine, punta un indice accusatorio verso la comunità internazionale, che fa finta di non accorgersi dell’incipiente tragedia che incombe, questa volta, sull’estremo sud della Striscia. Oltre un milione e 800 mila ‘internally displaced’, rifugiati interni, ora a sud di Uadi Gaza. Di questi, almeno un milione bivaccano disperati dalle parti di Khan Younis.

Strategia “tubetto di dentifricio”

Con una specie di strategia ‘del tubetto del dentifricio’, gli israeliani hanno ‘spremuto’ quello che restava dei residenti palestinesi dal nord al sud di Gaza. Spostando semplicemente e massicciamente tutti i problemi umanitari di 20 chilometri. Adesso, dopo la fine della tregua, tutti i nodi verranno al pettine. Perché, la densità abitativa raggiunta dalle parti di Khan Younis, per colpa della strategia israeliana di trasferimento forzato, sta battendo ogni record. Non è solo un problema di ottenere i rifornimenti vitali, ma anche quello che mancano gli spazi indispensabili per garantire un minimo di protezione sociale sanitaria.

Rischio devastanti epidemie

E, infatti, già l’Organizzazione mondiale per la sanità ha lanciato un allarme ultimativo: la situazione di Gaza è tale, specie nel sud, che da un momento all’altro potrebbero scoppiare devastanti epidemie. «Dissenteria e infezioni respiratorie – dice la BBC citando l’OMS – sono diffuse tra i bambini, specie nelle sovraffollate strutture delle Nazioni Unite, dove si è ammassato oltre un milione di persone. Anche i pazienti con malattie croniche come il cancro, non ricevono più alcun trattamento». Circa il 60% dei palestinesi di Gaza sono accolti in 185 strutture dell’ONU, che cercano di sfamarli, di non farli ammalare e di tenerli in vita. Tutto questo sotto le bombe israeliane, che hanno ucciso già più di 100 operatori umanitari.

Strage di bambini

“La situazione rischia di sfuggire di mano da un momento all’altro. Margaret Harris, portavoce dell’OMS, ha dichiarato a Ginevra che i bambini, in questi rifugi, si stanno ammalando «con una frequenza 100 volte più alta del normale». E, forse, ci vorrebbe anche una coscienza umanitaria 100 volte più forte del normale, per riuscire a fermare questo indegno massacro”.

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

1 Dicembre 2023