OGGI TUTTI CON LE DONNE. E DOMANI?

DI CLAUDIA SABA

 

Oggi tutti solerti a scrivere frasi di circostanza contro la violenza sulla donna.

Slogan, pubblicità, manifesti.
Tutti contriti e dispiaciuti per questa piaga sociale che, nonostante 50 anni di lotta, non accenna a diminuire.
Oggi.
E domani?
Domani continueremo ancora a parlarne.
Ma lo faranno le cronache dei giornali.
Racconteranno le storie di Anna, Lucia, Federica, Luisa.
Claudia, Miriam … Giulia.
Ancora, ogni giorno.
E saremo amareggiati nel leggere tante storie di morte.
Ma le 106 donne uccise quest’anno, non le restituirà nessuno.
Né ai loro figli, né ai loro genitori.
Se ne parlerà per qualche giorno e poi di nuovo durante e dopo il processo che come sentenza avrà sempre la solita scandalosa fine.
Ergastolo?
30 anni?
Forse…
Ma diventeranno venti.
E con la buona condotta o qualche altro cavillo, l’omicida sarà fuori dal carcere dopo appena dieci anni.
Si dovrebbe dare un anno di pena per ogni coltellata inferta alla donna, moltiplicata per ogni figlio e genitore che la piangeranno.
Si dovrebbe lasciare in carcere per tutta una vita chi commette abusi, violenze e stupri.
Perché lo stupro, la violenza e gli abusi, uccidono quanto e più di un coltello o qualsiasi altra arma.
E le sentenze, a volte, uccidono una seconda volta.
Perché è la vittima che se l’è andata a cercare, non l’omicida.
Oggi siamo qui a ricordare.
Ma è da oggi che dobbiamo iniziare a costruire una storia diversa.
A scuola, in famiglia.
Iniziamo a raccontarci ai nostri ragazzi.
Delle violenze che in un modo o nell’altro, tutte abbiamo ricevuto nella vita.
Dal primo vagito.
Quando siamo venute al mondo e qualcuno avrebbe desiderato
un maschio al nostro posto.
E poi più tardi, quando ci hanno insegnato che il primo piatto a tavola doveva essere del maschio.
O quando in un concorso qualcuno ci ha detto: “Tranquilla, ti aiuto io, basta tu venga a letto con me”.
Pensiamoci. Riflettiamo.
Diventiamo artefici del nostro futuro.
Un futuro senza più pregiudizio.
Iniziamo da noi e da uomini disposti a combattere con noi, per i nostri diritti.
Puntiamo sulla scuola.
Dove i nostri ragazzi vivono e imparano la vita.
Insegniamo ai nostri figli il rispetto.
Se non vogliamo che il prossimo 25 novembre si contino ancora tante donne ammazzate “per amore”.
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