LIBANO, IL SECONDO FRONTE ASPETTA E IL LEADER HEZBOLLAH AVVERTE

DI PIETRO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO – 

«Grazie per le armi, ma niente tregua» lo schiaffo di Netanyahu a Blinken e di Israele alla Casa Bianca. A Gaza bombardate anche le ambulanze, strage nel convoglio di feriti da evacuare verso il valico di Rafah. I morti sono 9.257, oltre 23mila i feriti, 2.100 dispersi. Otto palestinesi uccisi in Cisgiordania. 23 soldati israeliani morti.

Per ora massacro Gaza, ma il secondo fronte?

«Israele ha ripetuto le sue minacce ai leader libanesi nelle ultime settimane – scrive preoccupatissimo il Washington Post – utilizzando messaggeri europei. Se Hezbollah entra in guerra, Israele non risparmierà gran parte del Paese». Facendo capire, aggiungiamo noi, di poter utilizzare, senza crearsi troppi problemi, il ‘metodo Gaza’. Cioè quello di ‘sterilizzare un territorio’, eliminando spietatamente i nemici e, purtroppo, anche le migliaia di civili che hanno la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato.

Ma a Netanyau resta ancora poco tempo

Ma di fatto Netanyahu arranca, tra esigenze di sicurezza nazionale e bramosia di vendetta. Perdendo pezzi in molte Cancellerie anche occidentali. Sapendo anche che gli Stati Uniti non potranno più avere un ruolo di riequilibrio della crisi. E alla fretta dell’ala dura israeliana per fare le cose più sporche di corsa, prima che il mondo si indigni troppo, fa da contraltare l’apparante lentezza della risposta iraniana via Hezbollah, di chi nella storia il tempo se lo prende.

Il leader storico Hezbollah

E ieri, Hassan Nasrallah, leader storico di Hezbollah, in un atteso discorso televisivo, tra tanta retorica, ha lanciato anche qualche insidioso messaggio ‘criptico’, che Washington e Gerusalemme farebbero bene a non sottovalutare. Perché Hezbollah non è Hamas. «Il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, promette pressione su Israele – titola il Wall Street Journal – ma nessuna guerra totale». Nasrallah, ha fatto capire che non gli conviene complicarsi la vita, ora che il suo nemico di sempre può essere messo in serie difficoltà, puntando sui suoi errori. E Netanyahu di calcoli ne sta sbagliando molti. Quindi, niente guerra per ora, ma solo (è parso di capire) le ‘provocazioni’ necessarie a far tenere a tutto l’IDF la guardia alzata sul Golan. Un mitra puntato, insomma, ma senza sparare a raffica. Anche se lo stesso Nasrallah ha avvisato di stare in attenti, «perché qualcosa potrebbe succedere nei prossimi giorni».

Cosa possiamo aspettarci

Riflessioni? Cominciamo dalla fine, dato che il gioco è grosso, troppo grosso, e sta scappando di mano agli americani. Parliamo del Libano, il secondo fronte mediorientale, che poi, dal punto di vista geopolitico, in effetti dev’essere considerato quello più importante. La crisi di Gaza e Hamas l’avevano presa sottogamba tutti, gli israeliani per primi. E abbiamo visto come sia andata a finire. Ora, però, che dopo anni di sciatteria diplomatica e di indolenza strategica, il conflitto arabo-israeliano è tornato traumaticamente al centro dell’attenzione internazionale, ci si affretta a mettere pezze. Che spesso sono peggio dei buchi provocati. Blinken ieri ha visitato di gran corsa Tel Aviv per un fatto specifico: non tanto e non solo gli ‘effetti collaterali’ della demolizione di Gaza, quanto piuttosto la preoccupazione riguardante proprio un’eventuale guerra con gli Hezbollah.

Libano e Golan siriano incubi Usa

Hezbollah, cioè, di fatti, l’Iran per procura, è l’incubo di Biden e dell’Occidente, perché dietro la milizia sciita si agitano i turbanti degli ayatollah. Insomma, lo ‘Shabbat nero’, vissuto da Israele, potrebbe solo essere stato il detonatore di una tragedia epocale. Che coinvolge mezzo pianeta. E mentre le cronache di massacri a Gaza si sommano alle ripetute uccisioni di palestinesi in Cisgiordania, per mano di coloni ebrei, sul Golan la tensione, come sottolinea Nasrallah, è ormai giunta ai limiti della rottura. Giovedì, Hezbollah ha annunciato di avere preso di mira, con razzi e missili, 19 bersagli israeliani, e di avere utilizzato per la prima volta droni ‘auto esplodenti’ (i droni kamikaze). Interpellato dal Washington Post su questa escalation, il capo del Consiglio per la Sicurezza nazionale dello Stato ebraico, Tzachi Hanegbi, ha cercato di gettare acqua sul fuoco, dicendo che «le forze armate di Gerusalemme sono concentrate su un unico obiettivo». Solo Gaza?

Tensioni a crescere oltre Gaza

Un autorevole esperto, Amal Saad (Università di Cardiff) ha però sostenuto che ci sono dei precisi segnali: nel Sud del Libano qualcosa si muove e si potrebbero avere sgradevoli sorprese all’improvviso. Saad ha citato come prova di un possibile coinvolgimento di Hezbollah in una guerra con Israele, una lettera, firmata dai ‘Mujaheddin della Resistenza Islamica’. Il documento è stato inviato, direttamente, alla popolazione e ai combattenti di Gaza. «La nostra mano – dice la lettera – è con la vostra sul grilletto e siate certi che i vostri e i nostri martiri sono la via per Gerusalemme». Lo specialista dell’università di Cardiff ha, inoltre, sottolineato che messaggi di questo tipo sono molto rari e sono stati preparati solo in occasione di altre due guerre, nel 2006 con Israele e nel 2017, contro lo Stato Islamico.

“Nasrallah ha confermato che l’attacco di Hamas è stato ‘palestinese al 100%’. Cioè, che Hezbollah non c’entra. Ora però bisognerà vedere se la reazione di Israele, debordando dal principio di autodifesa, non finisca per innescare altri meccanismi di controreazione araba, o meglio, islamica, a far deflagrare davvero tutto il medio oriente”.

 

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

4 Novembre 2023