DA PUTINIANO A TERRORISTA…

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Mi hanno chiamato putiniano, adesso mi chiameranno terrorista.

E’ la logica del pensiero unico, la bestia che ammaestra.
La logica del “pensiero binario”: o sei con i buoni o sei con i cattivi. Una sorta di estremo manicheismo mascherato da giornalismo, ma solo nel migliore dei casi. Perché poi c’è il popolo degli opinionisti, dei commentatori della domenica acculturati dai partiti, dai talk show, dalla televisione o da Mentana, attivisti della tastiera, sempre pronti ad insultare solo perchè qualcuno cerca di fare lavorare il cervello e, come nel caso della Palestina, conosce la storia.
Una logica che esclude il pensiero critico, lo aggredisce, tratta di eliminarlo o, nel migliore dei casi di renderlo “mansueto”. In Italia la cosa sta andando alla grande. Prova provata della totale incapacità, di questo popolo ormai sempre più penetrato dall’analfabetismo funzionale, di avere idee o, quanto meno, di farsene qualcuna da sé, senza che il buon Mentana, l’ottimo Giannini, il grande Floris e gli altri fenomeni del baraccone del pseudo giornalismo italiano, gliela inculchino neanche più tanto sottilmente.
Perché la vicenda del Medio Oriente è nata molti anni addietro.
Quando Israele doveva ricevere coloni da mezza Europa (e non solo). Bastava dichiarare di essere di religione Ebraica perché le porte del neonato stato di Israele si aprissero. Milioni di persone bussarono e furono accolte. C’era un solo problema: la presenza dei palestinesi. Di quelli che quella terra la abitavano da millenni. Quel problema andava risolto e la gente di Tel Aviv lo risolse. Subito.
Se ne occupò Moshe Dayan. Lo ricordate? Aveva un occhio coperto da una benda. Come un pirata. Beh, Moshe Dayan non badò a spese. Umane.
C’erano centinaia di migliaia di coloni che premevano per avere una casa, una terra e… ci pensò lui. Cronache del tempo narrano di case palestinesi sbarrate totalmente con le famiglie dentro. Con un solo pertugio: quello che avrebbe consentito all’omino di Moshe, di portare a compimento gli ordini di Moshe. Gettare una granata, una maledetta granata dentro a quel pertugio e creare la condizione per la sistemazione lì, proprio lì, in quel punto, di una famiglia di coloni.
Poi venne l’occupazione delle alture del Golan, vera e propria invasione e annessione di territori alieni allo stato di Israele. Annessioni, invasioni… Vi ricordano qualcosa? Aggressore e aggredito, invasore e invaso… Altri tempi. O altri protagonisti. Nessuno la vide così. Nemmeno se ne parlò. La guerra dei sei giorni e il Sinai… Cuscinetti per la difesa di Israele si disse. Ma intanto le terre dei Palestinesi divennero sempre meno, sempre più aride. Le condizioni di vita di quel popolo sempre più grame. Ci ricorda un poco la storia di Toro Seduto, di Cochise, degli Apache, dei Navajos. Non travate? La cosa più meschina della storia, avendo a che fare con l’uomo è una sola: si ripete. E come con gli indiani di America si pensò di trovare una soluzione.
E si ripetè la stessa cosa che vide protagonista il Gen. Custer: la riserva. Non di indiani, ma di Palestinesi.
In una striscia di pochi chilometri quadrati, quella di Gaza, si ammassarono milioni di persone. Di vecchi, donne e bambini. Tre milioni e mezzo di persone condannate a vivere in una prigione a cielo aperto, con fognature a cielo aperto. La più grande densità di popolazione del pianeta. Uno sull’altro e non è un eufemismo.
La tragedia palestinese testimonia un apartheid senza antecedenti.
Neppure in SudAfrica fu così brutale. Un vero e proprio genocidio, pianificato e portato a termine da chi fu vittima della Shoah. E questa è la parte di questa ignobile vicenda che più mi indigna. La classe dirigente di Israele ha utilizzato metodi nazisti contro un popolo. Si può dire? Non c’entra nulla l’antisemitismo. Assolutamente.
E Hamas è un gruppo di odiatori nato dall’odio.
Nulla di più lontano dalla mia cultura e dalle mie idee. Ma quando un popolo è costretto per decenni a subire soprusi e angherie, non riesce a distinguere il terrorismo da una normale azione di guerra. Io condanno Hamas, nella stessa identica maniera di quanto condanni Israele. Anzi, sono due facce della stessa medaglia. E, d’altra parte, Hamas ha trovato nei misfatti Israeliani la sua più autentica ragione di esistenza.
I bombardamenti alla cieca di Israele, 900 morti in 10 minuti, hanno la stessa logica della reazione nazista alle azioni partigiane: per ogni morto tedesco 10 italiani. E badate bene, i partigiani, per i nazisti erano terroristi. O mi sbaglio?
Solidarietà ai fratelli palestinesi e israeliani. Vittime di Hamas e dei governi israeliani.