SUA COMPETITIVITA’

DI GIANCARLO SELMI

 

Ieri dalla Gruber era il turno di Franco Bernabè.
Alla destra della foto, nella buona compagnia di Gianni Letta e Malagò. Vera crema. Uno fra i più longevi fra i boiardi di stato. Direttore di tutto, Amministratore Delegato di tutto, dirigente di tutto. Da ENI a Banche Popolari, passando da CartaSi. Ieri, obbedendo alla logica tutta italiana delle facce sovrapponibili ad una parte di corpo che non vede il sole, ha pontificato.
Ed è stato meraviglioso sentite uno che deve tutto ai partiti ed alla politica; uno che deve a partiti e politica il 99% dei suoi risparmi e delle immancabili proprietà, parlare male di partiti e politica e divinizzare il solito Draghi. Che, secondo il suo parere, dovrebbe liberarsi da quegli incomodi fardelli (partiti e politica) e, con pieni poteri, governare tutto per i prossimi secoli. La democrazia? Un optional.
Di fronte ad un sir barbetta Giannini stranamente inoperoso (chiaro, non c’era Conte) e che non ha controbattuto a nessuna delle meraviglie neoliberiste enunciate dall’eterno Bernabè, si è assistito ad un’apoteosi draghiana con pochi precedenti. E in un anno di slinguazzamenti, di lingue poderosamente protese verso le divine terga draghiane, è primato non trascurabile.
Secondo Bernabè noi stiamo meglio di tutti. Abbiamo fatto meglio i compiti di tutti. Perfino sugli approvvigionamenti energetici, i problemi sono stati causati da altri paesi, tutti gli altri meno che dal nostro. Un’ulteriore medaglia d’oro da appuntare al petto del lucertolone.
Ma il passaggio che mi ha colpito più di tutti, dell’apologia enunciata dall’eterno Bernabè, è stato quello che ha toccato l’immancabile “competitività”. L’argomento preferito da Renzi e da tutti quelli che, nella storia, si sono occupati di “disarmare i lavoratori togliendo loro ogni tutela e beneficio.
Negli Stati Uniti c’è un’inflazione del 7% che ha innescato una dinamica di aumento dei salari pari al 5%. Lo stesso fenomeno è presente ovunque: inflazione, aumento dei salari. Dappertutto, meno che in Italia dove, ad un’inflazione del 5% corrispondono aumenti salariali del doppio della metà di nulla.
Secondo Bernabè questo è un aspetto positivo che non ci fa perdere nulla in termini di competitività. Che i lavoratori subiscano un decremento del valore d’acquisto dei loro salari del 5%, per Bernabè è un fattore positivo ed è stato motivo di un ulteriore “stiamo meglio degli altri”.
Che sarà mai per uno che guadagna più di un milione di euro all’anno, qualche fettina di carne in meno sulla tavola degli odiati lavoratori? L’importante è “stare meglio degli altri”.
Qualcuno che abbia contraddetto il cinico messaggio? Nessuno.
Aspettiamo, per aumentare la competitività, una tassa sulle povertà da versare direttamente nelle casse di Confindustria.
Che Draghi sia lodato.
PS: che cacchio ci facciamo noi in un governo con questa gente? O siamo tutti esportatori?
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