FALLIMENTO FEDERALE E DELL’AMERICA: RICATTO TRA GUERRA IN UCRAINA O AI MIGRANTI

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO

 

Gli Stati Uniti verso il fallimento. Da domani, senza bilancio approvato, non ci saranno i soldi necessari per fare funzionare regolarmente la macchina governativa. Kevin McCarthy, lo speaker repubblicano della Camera, fino all’ultimo ha cercato di inventarsi di tutto per superare l’opposizione degli ultraconservatori del suo stesso partito.
La proposta di legge di bilancio, che avrebbe dovuto mettere tutti d’accordo e costituire un nucleo di intesa anche con i Democratici, è stata affondata ieri sera. Ed era già una proposta indegna.

Politica selvaggia, America spaccata

«Lo stallo intrapartitico – ha scritto nella sua edizione flash il Wall Street Journal – ha lasciato i repubblicani senza una chiara strada da seguire, ha messo da parte qualsiasi dialogo con i democratici e mette in pericolo il posto di McCarthy come Presidente della Camera». La proposta bocciata mirava ad arrivare fino al 31 ottobre. Solo una soluzione-ponte per abbassare la spesa pubblica (di 150 miliardi di dollari), creare una commissione fiscale per il pareggio del bilancio e, soprattutto, tagliare le gigantesche spese militari per l’Ucraina ed affrontare drasticamente il problema delle massicce ondate migratorie in arrivo dal Messico. Naturalmente, i Democratici avrebbero avuto da ridire e si sarebbe arrivati a un compromesso.

L’indegno scambio

Per evitare lo ‘shutdown’ del governo Usa, cioè la temporanea chiusura di diverse agenzie federali per questioni di bilancio, il conto lo avrebbero dovuto pagare i ‘chicanos’. I disperati migranti messicani e di tutta l’America Latina che cercano di entrare nel «paraiso de los gringos», scavalcando il Rio Grande. Rumors proveniente dal Congresso, dicevano che i Repubblicani, alla Camera, avrebbero potuto anche evitare, all’ultimo momento, il fallimento. Ma ponevano condizioni precise. Mezzo partito contro ulteriori finanziamenti ‘a manica larga’ per l’Ucraina, ed ecco che, con un compromesso, i Democratici pur di ottenere fondi (non tutti quelli programmati) per Kiev, dovevano votare leggi più severe per impedire l’ingresso di nuovi rifugiati.

Fallimento politico prima che finanziario

Una bassa manovra da mercato politico fatta sulla pelle dei disgraziati di turno. Per ora fallita. Domanda senza risposta: Biden sarebbe stato disposto a vendersi l’anima al diavolo (cioè a Trump)? Nonostante gli ultimi furibondi attacchi, arrivando a definirlo «un pericolo per la democrazia», pare che gli ‘sherpa’ fossero già al lavoro per tentare una soluzione diplomatica. Un accordo difficile, perché i Repubblicani erano e sono frantumati e l’unica ‘colla’ che hanno, si chiama Trump. Cioè, uno che ha appena detto al partito «o vi accettano tutto, oppure chiudete tutto». Il problema, per far capire esattamente la materia del contendere, è prima di ogni cosa politico. Anzi, di ‘propaganda politica’, che in questo momento vuol dire, essenzialmente, campagna elettorale per le Presidenziali.

Bilancio non approvato, vecchia storia

Le chiusure temporanee delle agenzie federai, per la mancanza di un bilancio approvato, si sono verificate ripetutamente nel passato. E si sono risolte dopo un certo periodo di tempo. Questa volta, però, il possibile ‘shutdown’ arriva in una fase molto complicata a livello macroeconomico per la nazione. Tassi alti, debito federale esplosivo, spesa pubblica che ha rotto gli argini e prospettive di crescita incerte compongono un mix che fa riflettere. Soprattutto i mercati internazionali. Una cosa che tocca un nervo scoperto e agita negativamente le aspettative dei consumatori-elettori. Insomma, un default non è un bel biglietto da visita per Biden, che già dorme sonni tormentati, pensando alla nuova crescita esponenziale del prezzo del petrolio. Il che significa, per gli Stati Uniti, vedere sicuramente aumentare uno dei ‘termometri’ del voto: il costo della benzina al gallone.

Accordo-vergogna sfumato

Certo, parliamo di un accordo che sarebbe stato comunque estremamente difficile da definire, perché qualsiasi posizione della Camera, avrebbe dovuto essere convalidata dal Senato, a maggioranza democratica. Intanto, i Repubblicani hanno bocciato lo stanziamento di soli 300 milioni di dollari per l’Ucraina, presente nel bilancio.

“Bisognerà vedere, ora, che fine faranno i prossimi 6 miliardi, già inseriti nella legge finanziaria. Mentre le sempre più onerose richieste di nuovi armamenti da parte di Kiev e le promesse governative Usa diventano sempre più aleatorie, addirittura improbabili”.

 

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

30 Settembre 2023