ANCHE QUI ARRESTI DOMICILIARI!

DI CLAUDIA SABA

 

Maria (nome di fantasia) aveva appuntato tutte le torture sulle pagine di un diario.
Aveva raccolto prove con audio e video.
Con tutti gli abusi sessuali contro la sua volontà.
Botte, umiliazioni, minacce di morte.
Legata ad una sedia nonostante fosse incinta.
La denuncia che Maria ha presentato ai carabinieri di Pozzuoli è minuziosa e completa.
Racconta il suo calvario durato due anni.
Nell’ordinanza cautelare ai domiciliari si legge: «L’humus familiare in cui sono maturate le condotte violente assolutamente malato, con un comportamento dell’indagato venato di crudeltà e totale dispregio della persona che gli viveva a fianco. Ti taglio la gola, ti getto l’alcol addosso e ti do fuoco. Ti accoltello alla pancia… stasera è la volta buona che ti uccido».
Queste le frasi che lui le rivolgeva quotidianamente.
E del bambino che aspettava
«Tanto pure se nasce me lo porto in Spagna o in Sud America e tu non lo vedi più», «io non me ne andrò mai via, hai un problema, io questo figlio in lontananza non me lo cresco, per me è meglio morire. O siamo tutti insieme o moriamo tutti».
Maria aveva paura.
Temeva per la sua vita e quella della sua bambina avuta da una
relazione precedente e che ogni giorno doveva assistere alle violenze.
Quando le donne hanno paura, troppo spesso, stanno in silenzio.
Accettano e vanno avanti sperando di trovare soluzioni.
Invece il 17 luglio
Maria ha detto basta.
Ha denunciato e subito i carabinieri hanno arrestato l’uomo.
I giudici però, hanno già concesso i domiciliari.
Il nome dell’uomo ancora non è stato reso noto.
E poi ci chiediamo il perché di questa continua mattanza sulle donne?