PETROLIO, L’OPEC A MAGGIO TAGLIERA’ UN MILIONE DI BARILI AL GIORNO

DI VIRGINIA MURRU

 

 E’ una misura condizionata dalle strategie della Russia, che immette sul mercato grandi quantità di greggio, aggirando le sanzioni imposte dall’Occidente. Bypassare gli accordi internazionali, del resto, è diventato per il Cremlino la norma, in particolare dopo l’invasione dell’Ucraina.

Per sostenere i prezzi sul mercato, evitando speculazioni, l’Organizzazione dei Paesi produttori ha deciso pertanto che a maggio ci sarà un taglio nella produzione di greggio pari ad un milione di barili al giorno. Il prezzo negli ultimi mesi era calato, si aggirava infatti sui 70 dollari a barile.

L’Arabia Saudita, che rappresenta il cartello dell’Organizzazione, si accollerà intorno al 50% del taglio, l’altra metà sarà di pertinenza degli Emirati, Algeria, Kuwait e in piccole percentuali di altri Paesi membri dell’Opec.

Secondo l’Agenzia Bloomberg, la decisione va oltre i Paesi strettamente aderenti all’Opec, per coinvolgere anche quelli che non fanno formalmente parte dell’Organizzazione, ma ne accettano le politiche guida. La Russia, in particolare, ha deciso di allinearsi alle scelte Opec, sostenendo che pur non essendo stato programmato un taglio della produzione, per tutto il corrente anno porterà avanti la riduzione decisa per il trimestre marzo-giugno.

L’Opec ha ritenuto opportuno l’intervento in considerazione del fatto che nel mercato c’è esubero di greggio, a causa proprio delle scelte della Russia di compensare le perdite delle vendite in Occidente, con un autentico contrabbando del suo petrolio.

In termini di volume le quantità immesse con l’export sono simili a quelle rilevate prima dell’assalto all’Ucraina, ma ha notevolmente abbassato i prezzi per evidente opportunismo ed esigenze interne.

Secondo gli analisti, i Paesi Opec non penalizzano fortemente la Russia, per questioni geopolitiche, e tuttavia da questa mossa ci si aspetta un impatto sul prezzo del greggio al barile, che potrebbe smuovere le acque nei mercati, ultimamente condizionati da un eccesso di oro nero in circolazione.

La riduzione della produzione è considerata una misura precauzionale, che si somma agli accordi presi nel corso della XXXIII Riunione Ministeriale Opec +, la quale ha avuto luogo il 5 ottobre scorso.

Intanto, alcuni giorni fa, c’è stato un’intesa tra Russia e India per un aumento delle forniture di petrolio, tra necessità per il Cremlino, e strategie geopolitiche. La Russia tiene molto a rinsaldare i legami con il governo indiano, oltre all’asse col dragone.

Nonostante la ricerca di nuovi sbocchi nei mercati dell’energia, volti a compensare le perdite con l’Occidente, la Russia non è ancora riuscita a recuperare i vuoti nell’export, si pensa a causa dell’inadeguatezza delle infrastrutture, e la difficoltà a reperire il materiale idoneo, che prima delle sanzioni importava soprattutto dai Paesi europei.

Il presidente Putin, per la prima volta si sbottona riguardo ai problemi economici del Paese, dichiarando che le sanzioni hanno prodotto un impatto notevole che farà sentire i suoi effetti a medio termine. I dati macro dell’economia russa del resto parlano chiaro, soprattutto in termini di deficit sul Pil, che ha raggiunto -2,3% nel 2022, e come minimo raddoppierà nell’anno in corso.

L’aumento delle esportazioni di greggio verso l’India sarà significativo, e rafforzerà l’intesa tra i due Paesi, il prezzo è certamente inferiore rispetto alle esportazioni di un anno fa, e in questa strategia c’è la necessità di vendere da parte della Russia, ma anche di tenere saldi i rapporti con Nuova Delhi.

O