GLI AMERICANI VOGLIONO ANCORA LA GUERRA IN UCRAINA?

DI ENNIO REMONDINO

 

 

Sostenitori dell’Ucraina durante una manifestazione a Washington. Ma molta stampa Usa rileva ora come l’entusiasmo popolare per sostenere Kiev si raffredda. E secondo molti analisti l’amministrazione Biden usa i calanti consensi per fare pressione sugli ucraini a negoziare coi russi.
Mentre al congresso la maggioranza repubblicana fa i conti e scopre che l’Ucraina sta costando quanto l’Afghanistan e l’Iraq.

L’Ucraina a dipendenza americana

«L’Ucraina non può combattere senza il denaro e le armi degli Stati Uniti. Dunque senza il consenso della popolazione americana, espresso attraverso il Congresso che detiene il potere della borsa», sottolineano Federico Petroni e Giacomo Mariotto su Limes. Resta il dubbio da titolo: «La popolazione americana si sta stancando di aiutare Kiev?». I sondaggi dicono di sì, mentre la maggioranza repubblicana al Congresso non autorizzerà l’enorme esborso del primo anno di guerra.

Ucraina ormai come Afghanistan e Iraq

“Nel solo 2022, Washington ha stanziato più di 76 miliardi di dollari in aiuti diretti, non solo militari, che diventano 113 se si considerano tutte le spese di guerra, come le attrezzature belliche spedite lungo il fianco orientale della Nato. Sono cifre non dissimili a quelle spese in Afghanistan o in Iraq”.

Calo dei consensi innegabile

Oggi, meno della metà degli americani (48%) intervistati da Associated Press è favorevole a inviare armi a Kiev. Il 29% è contrario e il 22% incerto. Nel maggio 2022, i favorevoli erano il 60%. Il 46% degli intervistati da Fox News vorrebbe vedere una data di scadenza, contro un 50% che sosterrebbe Kiev a oltranza. Nel 2022 solo il 7% pensava di aver fornito troppi armamenti agli ucraini, oggi lo pensa il 26%, contro il 20% che vorrebbe inviarne di più e il 31% che pensa di aver fatto il giusto.

“Nemmeno il sostegno alle sanzioni è più così assoluto: il 59% le sacrificherebbe se danneggiassero l’economia nazionale, mentre l’anno scorso questa opinione era minoritaria”.

L’Ucraina non è una priorità

Secondo un sondaggio della Quinnipiac University, solo il 4% degli elettori considera l’invasione russa la questione più urgente per gli Stati Uniti. L’inflazione (29%), l’immigrazione (13%), la violenza da armi da fuoco (11%), la disuguaglianza razziale e l’assistenza sanitaria (7%) sono ritenute più impellenti. Tanto più alla luce dei recenti fallimenti di ‘Silicon Valley Bank’ e ‘Signature Bank’, col timore di un effetto domino e altri crac bancari.

Giovani i più severi

I più critici alle sanzioni, aiuto finanziario e militare a Kiev e di un sostegno all’Ucraina “finché ne avrà bisogno”, sono i giovani. «La generazione Z e i millenials sono i meno convinti che gli Stati Uniti siano un paese eccezionale e che la preponderanza militare debba rappresentare un obiettivo di politica estera». Sintomo dell’esitazione diffusa è la crescente divisione politica. A maggio solo il 17% dei repubblicani e l’8% dei democratici pensava che il sostegno all’Ucraina fosse «eccessivo». A gennaio erano saliti al 47%, e 10%.

«As long as it takes»

“Più democratici (66%) sosterrebbero Kiev «as long as it takes», mentre più repubblicani (61%) e indipendenti (49%) non accettano un generico ‘tempo necessario’ e vorrebbero limiti temporali all’aiuto”.

Interpretare gli umori popolari

Comunque una maggioranza di americani è ancora favorevole a sostenere gli ucraini mentre circa un terzo sostiene che l’America abbia già troppi problemi e non si possa permettere di spendere ancora e di provocare la Russia. Il tasso di approvazione di Biden per la gestione del conflitto è salito quasi al 50%, riconosce la stessa Fox News. Col governo che finora -dettaglio decisivo-, non ha dovuto scegliere tra fondi agli ucraini o, per esempio, alle infrastrutture o a Taiwan.

Schizofrenia nell’opinione pubblica

Il 67% degli americani sente che una vittoria della Russia sarebbe dannosa per gli Stati Uniti, ma il 74% teme che la guerra si allarghi all’Est Europa, costringendo l’America a intervenire militarmente. E il 70% ha paura che l’Ucraina distragga da Pechino e dall’Indo-Pacifico.

Chi è il “nemico numero uno”?

L’individuazione del nemico numero uno. Chi vota democratico pensa che il primo rivale sia la Russia. Chi vota repubblicano pensa che la minaccia più urgente sia la Cina. Gli indipendenti –quelli che decidono le elezioni – sono più propensi a scegliere Pechino. Vantaggio elettorale repubblicano. «In assenza di clamorosi sviluppi sul campo di battaglia -sostengono gli analisti di Limes-, l’evoluzione più probabile è che una maggioranza chieda un sostegno non assoluto a Kiev e appoggi negoziati con compromessi territoriali ucraini».

Che cosa vuole Washington da Kiev

  • Nel giugno 2022, la stampa vicina al potere riferisce che Biden ha sgridato i suoi ministri Blinken e Austin per aver detto in pubblico che l’obiettivo americano è una sconfitta strategica della Russia: chiaro messaggio di voler ridimensionare gli obiettivi.
  • A ottobre il presidente dice di voler esplorare «una via d’uscita» (off-ramp) affinché Putin non sia costretto a usare il nucleare.
  • A novembre il Pentagono incoraggia gli ucraini a mostrarsi aperti a negoziare coi russi.
  • Per tre volte in cinque mesi, il capo degli Stati Maggiori riuniti, generale Mark Milley, spiega che per Kiev riconquistare tutti i territori con le armi è quasi impossibile.
  • A febbraio Blinken fa sapere che un tentativo di riprendere la Crimea oltrepasserebbe una linea rossa per Mosca.
  • A marzo, addirittura, l’intelligence diffonde la voce che il sabotaggio di Nord Stream potrebbe essere stata opera di un non meglio precisato «commando filo-ucraino non legato al governo di Kiev».

Il compromesso possibile

Washington non ritiene che gli ucraini possano riprendersi quanto perso nel 2014, in particolare la Crimea. E tra gli obiettivi anche elettorali per Biden, c’è che entro l’anno Kiev tratti con Mosca una tregua semi-permanente che non riconoscerebbe la sovranità russa sui territori conquistati ma la accetterebbe nei fatti.

Niente Nato la grana Ue

L’America non vuole l’Ucraina nella Nato con un intervento militare automatico in caso di nuova aggressione. Vuole armarla fino ai denti nella speranza di dissuadere i russi da un altro attacco. E scaricarne l’onere futuro su più fronti all’Unione europea.

Esiste un “Piano B” di Washington?

Il sostanziale stallo bellico fa temere un ennesimo percorso di in costosissimi aiuti bellici modello Afghanistan-Iraq-Vietnam, con finale a perdere. E il governo statunitense, consensi in calo, deve fare pressione sugli ucraini. «Non possiamo darvi armamenti sofisticati come Atacams o F-16 perché esauriremmo subito fondi che ci è politicamente difficile rinnovare. Dovete negoziare entro l’anno o le cose peggioreranno».

“Ed è certo nell’interesse elettorale di Biden evitare di presentarsi al voto del novembre 2024 con una guerra senza orizzonte in corso”.

 

Articolo di Ennio Remondino. dalla redazione di

25 Marzo 2023

 

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ENNIO REMONDINO

Giornalista prima nella carta stampata, poi 40 anni di radio televisione, per finire col web. Inviato speciale al Tg1 tra terrorismo, trame e mafia, corrispondente estero Rai per ‘Europa centro sud orientale’ con sedi successive a Belgrado, Gerusalemme, Berlino e Istanbul. Reporter nelle guerre balcaniche, dall’assedio di Sarajevo ai bombardamenti Nato sulla Jugoslavia per il Kosovo, in Iraq, Medio Oriente, Afghanistan. Ora, ‘diversamente giovane’, Remocontro.it per non perdere il vizio.