QUELLA VOGLIA IRREFRENABILE DI SACCHEGGIARE I BENI RUSSI

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Quando i nazisti procedettero alla confisca dei beni agli ebrei, nessuno immaginava che qualcuno avrebbe potuto fare di peggio. Invece, ci ha pensato proprio una loro discendente, l’innominabile Ursula Von Der Leyen.
La Presidente della Commissione Europea vuole espropriare non solo i beni, già congelati, di banche ed enti pubblici russi, il cui valore supera i 300 miliardi di Euro, ma anche quelli delle persone fisiche, colpevoli di essere cittadini russi, proprio come erano colpevoli gli ebrei di essere tali.
Il tutto verrebbe liquidato e i proventi versati sul RUF, che non è l’abbreviazione di ruffiano ma l’acronimo di Rebuild Ukraine Facility, un fondo dal quale potranno attingere, per ripararsi i danni provocati dalla guerra, Zelensky e alcuni funzionari della corrottissima Ucraina. Bella garanzia.
Ma evidentemente nella UE non sono tutti incompetenti, e nemmeno deficienti. Qualcuno ha fatto notare a quella ignorante che la faccenda è un tantino più complessa, soprattutto da un punto di vista legale, che è poi ciò che importa meno a quella donna.
Le hanno detto che la confisca di un bene può essere prevista soltanto come conseguenza di un reato. E quale potrebbe essere il reato commesso da un cittadino russo che si vede confiscare i conti corrente e tutti i suoi beni mobili e immobili, in conseguenza dell’invasione russa? Essere russo?
Improponibile. Ma non c’è problema, il reato si inventa. E così la rapace ha proposto di istituire il delitto di «inosservanza delle sanzioni UE alla Russia», che prevedrebbe come pena pecuniaria, in barba al principio di proporzionalità tra reato e sanzione, la confisca di un intero patrimonio. E così siamo a posto, avrà pensato l’ingorda.
Neanche per idea. Sempre gli stessi funzionari le hanno fatto notare che in ogni ordinamento che non voglia sconfinare nell’inverecondia, vige il principio della irretroattività della legge penale. Nessuno può essere punito per un fatto che, nel momento in cui fu commesso, non costituiva reato. Insomma, retrodatare ad arbitrio le recenti sanzioni contro la Russia fino ad epoche in cui nemmeno si immaginava l’invasione dell’Ucraina, è impensabile.
E poi, cosa fa credere a quella donna vorace che Paesi come USA, Regno Unito, Giappone, Canada, tanto per citarne alcuni fra i tanti, dovrebbero rinunciare ad impossessarsi di enormi ricchezze per consegnarle a uno come Zelensky? Per l’inginocchiata Italia, nessun problema. Ma sarebbe un bottino misero.
In definitiva, delle due l’una. O quella donna è un’ignorante, oppure una saccheggiatrice. A Bruxelles, una così dovrebbe poter ambire soltanto alla carica di custode dell’albergo diurno per i dipendenti della Commissione Europea, a due passi da Palazzo Berlaymont, con la nuova precauzione di fare inserire il denaro in una cassetta dotata di serratura a prova di scasso, e soltanto dai fruitori del servizio.