DI GIANCARLO SELMI
Dopo quello sulla pandemia, il pensiero unico si è abbattuto sulla guerra. Con le consuete intolleranze di chi non ammette che venga ferito dal più minimo dubbio e con a contorno la narrazione della peggiore informazione del mondo. Parlo, ovviamente, di quella italiana.
Così assistiamo al solito Parenzo, alfiere di quel pensiero (neppure il migliore ma sicuramente il più esagitato) scagliarsi violentemente contro chi non la pensa “unicamente”, ripetendo gli exploit messi in atto con vaccini e green pass.
E così chi “osa” dubitare di Zelensky diventa automaticamente “putiniano”. Diventano putiniani coloro i quali rammentano la storia, i massacri in Serbia dovuti a 78 giorni di bombardamenti ininterrotti.
Simpatizza con Putin chi ricorda le invasioni dell’Iraq, la deposizione, tortura ed uccisione di Gheddafi. Ma anche le invasioni di Grenada e Panama vengono derubricate o dimenticate e guai a ricordarle, se non si volesse essere collocati a difensori dell’indifendibile Putin.
Qualcuno si è trovato a fianco degli aggressori russi, solo per aver ricordato che, nello stesso momento dei bombardamenti in Ucraina, lo Yemen viene sistematicamente bombardato dall’Arabia Saudita con le armi italiane, gentilmente fornite dal governo presieduto dal Sen. Renzi, con stragi di civili inclusi bambini. Però quella è un’altra cosa, tanto altra cosa che nessuno è autorizzato a parlarne.
E che nessuno si azzardi a nominare quelle 14.000 anime (inclusi bambini) che l’esercito ucraino ha massacrato in Monbass in 8 anni di guerra che, guarda caso, nessuno ha visto e commentato. O della infame strage che compì uno squadrone di nazisti facente parte, oggi a pieno titolo, dell’esercito ucraino. Gli attuali “eroi”. La logica degli squadroni della morte, attivissimi per decenni in America Latina, è tutta farina della CIA, esportata in Monbass ed ampiamente utilizzata.
Per difendere gli albanesi del Kosovo si mosse Clinton ed altri (152 missioni aeree furono nostre), difendere le etnie russe in Monbass non si deve, è proibito.
È un putiniano colui che cerca di riflettere sulle ragioni che hanno causato la guerra. Sul non rispetto da parte degli USA degli accordi presi e sottoscritti precedentemente. Sull’indebito allargamento della NATO, sulla richiesta di Putin di neutralità della Ucraina, rispedita da Zelensky al mittente.
C’è stata tanta arrogante autoreferenzialità, ma nessuno osi parlarne.
Sono putiniano io, che penso, da tempo, che questa guerra convenga più agli USA (che potevano evitarla e non l’hanno fatto) che a Putin e che quest’ultimo sia caduto nella trappola come un gonzo.
Ma si diventa putiniani anche quando si difendono le ragioni della pace.
Una professoressa lapidata in diretta televisiva da personaggi come Guido Crosetto (putiniano fino a tre millesimi di secondo prima dell’attacco) e Nunzia De Girolamo, nel governo che ordinò i bombardamenti alla Libia. Attaccata solo perché diceva una ovvietà: armare è l’opposto di lavorare per la pace. Dare armi agli ucraini, significa allungare una guerra con l’esito scontato; significa aumentare il numero di morti, di sofferenze, di martirio. Con l’obiettivo, neppure tanto nascosto, di indebolire Putin. Con l’obiettivo, neppure tanto nascosto, di aumentare il potere di trattativa degli USA. I padri di tutte le guerre, dal 1945 ad oggi. Inclusa questa.
Odio la guerra, odio Putin e tutti i guerrafondai.
Per il pensiero unico sono putiniano.
Chissenefrega.
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