CODICI IDENTIFICATIVI, UNA NECESSARIA NORMA DI CIVILTA’

DI NICOLA FRATOIANNI

 

Per la ministra Lamorgese i codici identificativi per le forze dell’ordine non servono perché ci saranno le telecamere sulle divise.
Non sono d’accordo.
Innanzitutto, le due cose non si escludono, possiamo avere sia i codici, che le telecamere.
In secondo luogo, è vero, le telecamere sono una garanzia in più, ma non risolvono il problema di fondo: rendere l’individuo responsabile delle proprie azioni, dando anche ai comuni cittadini la possibilità di denunciare senza impedimenti burocratici abusi e soprusi delle forze dell’ordine.
Questo è il punto, far finta che non sia così significa solo buttare parole al vento. Oppure alimentare assurde polemiche su infiltrati e altre fantasie, come avvenuto nei giorni scorsi.
Pochi giorni fa Amnesty ha portato al Viminale 155mila firme per introdurre i codici identificativi per le forze dell’ordine in servizio di ordine pubblico e la nostra proposta di legge è ancora lì, depositata e in attesa di essere discussa.
Lo ripeto ancora una volta: approviamo questa norma di civiltà.
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