THE ECONOMIST HA INCORONATO L’ITALIA ‘PAESE DELL’ANNO’

DI VIRGINIA MURRU

Lo ha dichiarato il settimanale economico londinese, che dopo anni di critiche, non di rado aspre nei confronti dell’Italia, ha preso atto di una riscossa che può trovare un precedente così significativo alla fine degli anni ’40, nel dopo guerra, quando il Paese era invaso dalle macerie.

Ora le ‘macerie’ sono altre, ma comunque dolorose, per milioni di persone si è trattato di un autentico girone infernale, caratterizzato da indicibili sofferenza.

Sono stati dunque riconosciuti i meriti di questo Paese, il primo ad essere aggredito dal Covid, come una dannazione, e dopo un anno di assedio ha trovato il coraggio e l’energia di andare oltre, di attraversare il ponte e passare in un orizzonte più degno.

Nonostante l’insidia del Covid-19, l’Italia nel 2021 ha avuto la sua luminosa primavera, che è esplosa ovunque, il Belpaese è stata una vetrina di campi fioriti in ogni ambito, dallo Sport alla Cultura, alla Musica, alla Scienza (con il Nobel per la Fisica attribuito a Giorgio Parisi), e per ultima, ma non ultima, l’Economia, che ha concluso l’anno con un Pil al di là di ogni aspettativa: +6,3%.

Manca qualcosa? Certamente, la campagna vaccinale contro il virus che ancora imperversa in Europa e in tutto il pianeta, portata avanti in Italia a ritmo sostenuto, tanto da risultare più efficiente, e in termini di numeri più avanti di gran parte dei Paesi europei. Per l’Italia, il 2021, malgrado l’emergenza sanitaria, autentica spina sul fianco, è stato un anno di target raggiunti e perfino superati.

A causa della pandemia gli ultimi due anni sono stati micidiali, al di là della flessione nell’economia mondiale, ovunque si è affrontato il trauma di un radicale cambiamento di carattere sociale. Cambiamento di stile di vita, imposto dall’emergenza in atto, caratterizzato da restrizioni e isolamento, quale ultima ratio per arginare i danni e limitare le vittime immolate ad un microrganismo che ha devastato non solo il corpo ma anche l’animo di milioni di persone, coloro che hanno subito le conseguenze del contagio.

Finora questa guerra portata avanti con armi non convenzionali, e contro un nemico invisibile, che ha costretto tutti ad indossare una maschera, è costata quasi 5 milioni e mezzo di vittime, mentre i contagi vanno ben oltre, e la sofferenza umana non può essere espressa in modo adeguato, ma le immagini delle terapie intensive viaggeranno a lungo nella nostra memoria.

Un anno d’improvvida lotta, dunque, per strappare quante più vite possibili al mostro invisibile, che si è aperto un varco nell’imprudenza e disattenzione di tanti, anni che ci si augura di dimenticare.

L’Italia ha cercato di scrivere a fianco del dramma pagine di speranza, riprendendo le redini della normalità e guidando la svolta. Nel volgere di un anno il cambiamento di rotta è stato davvero notevole, come si è accennato ha riguardato ogni ambito della vita sociale, e i veri protagonisti sono stati proprio gli italiani, avvezzi a rinascere dalle ceneri, come l’Araba Fenice.

E’ accaduto dopo ogni conflitto bellico, ma se si andasse nel profondo sud della storia, gli eventi che hanno messo a dura prova questo Paese, bersagliato anche da sconvolgimenti sismici e calamità varie, hanno in qualche modo forgiato l’animo della gente, quasi fosse sempre preparata al peggio, ad ogni ‘turn-over’ generazionale.

E non si può dimenticare che al successo di questi grandiosi risultati ha contribuito anche un uomo che tutto il mondo ci invidia: il nostro premier Mario Draghi, già noto come ‘salvatore dell’Euro’, protagonista numero uno nell’alta finanza, rispettato e stimato, spesso al centro delle attenzioni dei più noti quotidiani economici.

Una sorta di funambolo che ha svolto la sua attività nella Bce in circostanze poco felici, quando l’Europa lottava per la ripresa dopo la crisi dei sub-prime esplosa negli Usa. Mister Draghi ha poi portato il suo ‘know how’ in Italia, e dopo la conclusione del mandato alla Bce, gli è stato conferito l’incarico forse più delicato in un momento in cui era necessario dare una scossa forte, infondere coraggio e andare avanti con passo deciso.

Draghi è stato in qualche modo il dado lanciato dalla ‘fortuna’ al momento giusto, il suo contributo alla ripartenza del Paese è indiscutibile. Ha ‘sollecitato’ l’alba di una lunga notte, con il suo ottimismo, le sue essenziali parole e i suoi significativi silenzi.