EUROZONA. L’IMPATTO DEL COVID SUL PIL HA INCISO MENO DI QUANTO PREVISTO

DI VIRGINIA MURRU

Alla Commissione Europea l’ottimismo nelle previsioni sembra un mezzo efficace per esorcizzare lo spettro Covid, e la recessione in atto in Europa (e non solo) che tutto condiziona nel versante economico.
Mentre la crisi stringe in una morsa l’area euro, a Bruxelles si pensa in positivo, e i forecast della Commissione, secondo le dichiarazioni del vice presidente Valdis Dombrovskis e del Commissario all’Economia Paolo Gentiloni, sono orientate verso il ‘post Covid’, come se la pandemia già nell’ultimo trimestre dell’anno in corso fosse una questione ‘over’, superata.
Si pensa agli scenari del ‘dopo’ emergenza, ma non con prospettive da ‘day after’, dato che, secondo le rilevazioni dei danni riportati dall’economia in Eurozona, sembra che le conseguenze siano state meno dure di quanto ci si aspettasse. Meno drammatiche dei dati previsti nello scorso autunno.
Le ultime previsioni della Commissione per il 2021 sulla crescita, vedono un Pil in crescita del 3,5%.
Lo ha affermato ieri il Commissario all’Economia Paolo Gentiloni, il quale sostiene che l’Economia europea tornerà ai livelli pre-crisi, già dal prossimo anno, anche se non per tutti.
Ma precisa al riguardo: “La situazione economica tuttavia quest’inverno resta difficile. Per ovvie ragioni, dato che all’inizio dell’autunno 2020, gli Stati membri hanno reintrodotto o inasprito le misure di contenimento, in risposta alla recrudescenza delle infezioni. E più di recente a causa della diffusione delle nuove varianti più contagiose del Covid. Misure che hanno condizionato l’attività economica, sebbene in misura diversa rispetto alla primavera dello scorso anno.”
In ogni caso la recessione, secondo le considerazioni di Gentiloni, non è stata così profonda come si era temuto. E ora, con la campagna di vaccinazioni che è stata avviata ovunque, le prospettive sono rivolte alla crescita, dopo tanta resilienza, lotta serrata contro il virus, e inevitabilmente perdite in ogni settore della vita sociale.
Il Commissario Gentiloni nelle dichiarazioni dell’11 febbraio, afferma che il Pil dell’Ue, nel complesso dovrebbe crescere nel 2021 di circa il 3,7%, e del 3,9% nel 2022, dopo una contrazione dell’economia stimata al 6,3% nel 2020. Inferiore comunque alle previsioni.
Sottolinea inoltre che la ripresa è destinata ad essere disomogenea tra gli Stati membri. E pertanto riflette in generale le differenze in termini strutturali di ciascuna economia, l’importanza concernente il turismo e le attività ricreative. Senza dimenticare, rimarca il Commissario, l’incertezza legata all’emergenza, e i rischi, che permangono elevati, quali possono essere quelli di una congiuntura così delicata.
Si pensa dunque al 2021 come una sorta di spartiacque, che dovrebbe segnare la fine di una tragedia, in primis sul piano umano, considerato l’impressionante numero di vittime immolate a questo subdolo, invisibile microrganismo, che ancora impone le sue leggi biologiche, e imperversa ovunque nel mondo.
Il nuovo anno sarebbe una resa dei conti per il Covid, che ha messo a ferro e fuoco l’Umanità, dimostrando che in fondo, millenni di progresso nella Scienza, non sono serviti ad evitare milioni di vittime nel pianeta.
La ragione dell’ottimismo negli ambienti economici europei deriva dalle campagne di vaccinazioni attivate in ogni Paese, sia pure con tempistiche poco consone all’urgenza che impongono i dati sui contagi, ancora drammatici.
La svolta si aspetta proprio dalla somministrazione dei vaccini, che nel prossimo autunno dovrebbero essere già abbastanza avviati, forse non tali da determinare la cosiddetta ‘immunità di gregge’, ma certo da riportare i dati sui contagi in una dimensione controllabile.
Per questo il ritorno alla normalità e tutti le misure di contenimento di natura sanitaria volte a raggiungerla nel più breve tempo possibile, è più importante di qualsiasi ‘target’, perché la sicurezza sarà il substrato per la ripartenza.
Su questa speranza è fondato l’ottimismo della Commissione Europea, la ripresa della crescita in area euro, e il recupero del Pil, per il quale, attraverso gli interventi della Next Generation Eu e gli stimoli posti in essere dagli esecutivi di ogni Stato membro, è prevista una terapia intensiva volta al recupero. Si spera di tornare ai tempi pre-pandemia nel 2022, e forse alla fine dell’anno in corso si potrebbe già dire con sollievo: dove eravamo rimasti?
Insomma, pensare positivo fa bene, si dice. Ma poi, non è che si stiano facendo i conti senza l’oste? Ovvero senza riflettere al fatto che questo virus micidiale non sarà semplice sfrattarlo dai nostri organismi, cancellarne ogni traccia, ovunque nel mondo.
Perché è chiaro che la sicurezza deriverà dal controllo assoluto dei contagi, e non solo in Europa, visto che per arrivare dalla Cina il Covid non ci ha impiegato un secolo. Ottimismo, certo, sia pure cauto, mentre ci si guarda intorno con circospezione, valutando ogni nuovo allarme. Per esempio le mutazioni del Covid, che ha dimostrato di essere camaleontico, ‘cambiando pelle’, pur di non essere fatto fuori.