IL TERRORISTA PERDENTE

DI PAOLO DI MIZIO

L’ultimo colpo di coda di Trump e del trumpismo è una cosa disgustosa e degradante. L’assalto al parlamento di Washington è una scena senza precedenti storici negli Stati Uniti e mette l’America alla pari di un qualunque Turkmenistan o una qualunque Mongolia, senza offesa per i turkmeni e i mongoli. L’aula del Senato e della Camera evacuate. I parlamentari chiusi nelle loro stanze stesi a terra con maschere antigas. I pochi agenti costretti a difendersi puntando le pistole. La polizia di Washington colta di sorpresa che deve chiamare i rinforzi della Guardia Nazionale dal Maryland. Tutto questo è senza precedenti.
Il tardivo appello di Trump – diverse ore dopo l’inizio dell’assalto al Congresso – che invita la folla a tornare a casa, è ambiguo e infarcito come al solito di falsità. Ancora una volta il presidente uscente ripete che “Le elezioni sono state rubate, noi abbiamo vinto a valanga, lo sappiamo benissimo e soprattutto lo sanno i nostri avversari”.
Quello di oggi è un evento che non può essere dimenticato: spero che Trump sia perseguito dalla Giustizia per diffamazione e per incitamento all’odio e all’insurrezione contro l’ordinamento democratico della nazione. Un terrorista come lui, che ha attentato e attenterà ancora alla democrazia, non può essere lasciato libero: per usare il suo vecchio slogan, “Lock him up”, schiaffatelo in galera.