RICORDANDO GIUSEPPE DI MATTEO, RAPITO OGGI E SCIOLTO NELL’ACIDO DA “COSA NOSTRA”

DI SEBASTIANO ARDITA

Giuseppe Di Matteo non aveva ancora 13 anni quando il 23 novembre 1993 fu rapito da alcuni macellai di cosa nostra, fu tenuto prigioniero per più di due anni, trattato come una bestia, legato con la catena al collo dei vitelli, trasportato in varie masserie, poi tenuto 180 giorni in un vano sottoterra, torturato ed infine strangolato e disciolto nell’acido. Un povero ragazzo che visse tra le torture quella che doveva essere la stagione della sua pubertà, dei primi amori e della speranza . Raramente si ricorda nella storia criminale della mafia una vicenda di crudeltà più prolungata e feroce di questa ai danni di un innocente estraneo ad ogni crimine. La ragione del suo martirio stava nel tentativo di impedire/punire la collaborazione con la giustizia del padre Santino di Matteo. Volevano che ritrattasse le sue rivelazioni sulla strage di Capaci e sull’uccisione dell’esattore Ignazio Salvo.
Quando Giovanni Brusca – che era latitante – venne condannato all’ergastolo per l’omicidio di Ignazio Salvo, ordinò a Enzo Brusca, Vincenzo Chiodo e Giuseppe Monticciolo di uccidere il piccolo Giùseppe, strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996, dopo essere stato imprigionato e torturato per 25 mesi