E SE CONTE L’AVESSE AZZECCATA UN’ALTRA VOLTA?

DI AMEDEO GIUSTINI

È passata l’idea unica che l’Italia non avesse un piano per la seconda ondata della pandemia che allegramente veniva minimizzata se non negata dall’opposizione con comportamenti molto discutibili per non dire criminali avallati da alcuni esponenti della medicina più attenti alla politica che al virus.
Mentre andavamo allegramente in vacanza tra selfisti, assembratori, minimizzatori , no mask, aperolizzati, negazionisti e minimalisti il virus andava anch’esso in ferie con noi e tra di noi.
Quando dopo le vacanze siamo ritornati al lavoro, il virus è tornato anch’esso al lavoro e ha iniziato a mietere vittime in tutta Italia, in tutta Europa e in tutto il mondo.
Il piano attuato era stato messo a punto nel mese di maggio. L’ obiettivo è evitare il lockdown generale ma intervenire chirurgicamente laddove la pandemia corre di più. Il motivo economico è prevalente in questa impostazione. Se oggi facessimo il lockdown totale o se lo avessimo fatto un mese fa per poi riaprire tutto è plausibile che a febbraio o marzo avremmo dovuto ripetere l’esperienza della chiusura generalizzata con tutti i risvolti tragici sull’economia.
Non possiamo permetterci un lockdown totale, figuriamoci due.
La strategia è convivere con il virus fino alla distribuzione del vaccino, sino ad una cura puntuale o fino alla primavera dove, come abbiamo visto, il Covid 19 si comporta più o meno come un normale virus respiratorio diminuendo la sua contagiosita e la sua carica virale.
La strada è lunga e bisogna attenersi alle regole imposte o suggerite dal piano messo in campo nella consapevolezza che un ruolo importante risiede soprattutto nella responsabilità individuale.
Questa strategia che possiamo definire come modulare e proporzionale pratica una guida manuale e sta dando lentamente i suoi frutti in quanto l’ RT, ossia l’indice di trasmissibilita’, sta diminuendo.
Nessuno si attendeva una seconda ondata così perniciosa anche tra i più pessimisti.
Tuttavia questa navigazione a vista, tanto criticata, non è un segno di una impreparazione ma è l’unico mezzo per non chiudere tutto. Quando con una automobile affrontiamo una curva pericolosa dobbiamo correggere la traiettoria continuamente con il volante. Quando si affronta una curva pandemica e non si vuole fermare il Paese dobbiamo correggere gli interventi di apertura o chiusura in base ai parametri in nostro possesso.
Speriamo che tutto questo sia sufficiente ad evitare il lockdown che abbiamo vissuto a marzo e aprile con danni all’economia irreversibili ma credo che prima di sparare sul Presidente del Consiglio dovremmo attendere.
Non vorrei che l’abbia azzeccata un’altra volta.